Mariano Avellana, considerato il più grande evangelizzatore in oltre 150 anni di storia dei Missionari Clarettiani nei confini dell’America, è un’occasione particolarmente propizia per proiettare la sua figura al presente. In questo modo possiamo immaginare con quali messaggi e azioni percorrerebbe oggi migliaia di chilometri, rispetto a quelli che un tempo portava in terra cilena, nelle oltre 700 missioni, esercizi spirituali e riflessioni profonde che, con abnegazione e sofferenze “eroiche”, ha predicato per più di 30 anni; soprattutto ai malati, ai carcerati e ai più trascurati dalla società.
Mariano, instancabile nel suo desiderio di cristianizzare il Paese sconosciuto dove si sentiva inviato a diventare “o santo o morto”, alzò la voce e cercò di trasformare, secondo il Vangelo e la realtà del suo tempo, l’empietà religiosa, le situazioni di peccato, l’ingiustizia e gli enormi abusi contro i più deboli che incontrava in quel luogo. E non smise di farlo fino a quando non cadde morto nell’ultima delle sue missioni.
La missione nel mondo di oggi
Le realtà di oggi sono certamente molto diverse da quelle del passato. Un mondo globalizzato ha scelto in larga misura un modello di sviluppo distruttivo per l’ambiente, a un livello che sta portando la specie umana sull’orlo dell’estinzione. In mezzo a ciò, situazioni di miseria, abuso o persecuzione hanno scatenato migrazioni massicce di esseri disperati che, inseguendo il miraggio dell’abbondanza, muoiono a migliaia nell’oceano o sono impediti ad entrare nella moderna Jaujas, nella sofferenza, nell’abuso e nella morte. Possiamo supporre che Mariano Avellana avrebbe taciuto tutto questo nei suoi estenuanti viaggi missionari?
Le decine di guerre endemiche che non interessano a nessuno, e quelle nuove che fanno notizia per l’ampiezza dei loro orrori e per la possibile escalation che potrebbe portare a un conflitto globale dalle conseguenze inimmaginabili per l’intera umanità, non rientrerebbero forse nelle esigenze di consapevolezza e di azione coerente che Mariano rivendicherebbe come obblighi primari dei cristiani di oggi?
Gli innumerevoli abusi, le ingiustizie e le umiliazioni dei più deboli che oggi prevalgono nell’economia, nel lavoro e in altri ambiti delle relazioni personali e sociali, così come le violazioni dei diritti essenziali, siano essi alla vita, all’integrità, alla salute, al cibo, a un salario equo, alla casa, all’istruzione, alla protezione dei bambini, delle donne maltrattate e uccise, degli anziani abbandonati e di tante altre realtà, non sarebbero forse temi urgenti per la parola e l’azione di quell’illustre discepolo di Claret che era Mariano Avellana?
Non possiamo pensare che sarebbe rimasto impassibile e non avrebbe chiesto ai cristiani di “darsi da fare”, come lo esorta a fare Papa Francesco. Ancor meno resterebbe in silenzio di fronte a più di 36.000 morti, per lo più donne, bambini e anziani innocenti, a più di 78.000 feriti, a 1.500.000 sfollati sotto la minaccia delle armi e alla distruzione di oltre il 70% dell’intera infrastruttura della Striscia di Gaza, una parte consistente della terra in cui il Figlio di Dio piantò la sua tenda e augurò innumerevoli volte la pace.
E non farebbe lo stesso di fronte alla guerra tra Russia e Ucraina, che risale ad almeno 10 anni fa e che negli ultimi due anni ha provocato più di 80.000 morti.
Un esempio che interroga e chiede
Come guiderebbe i suoi missionari di fronte a questi e ad altri flagelli del nostro mondo odierno, possiamo solo immaginarlo. Ma conoscendo il modo in cui si è avvicinato al suo mondo con le parole e le azioni, è possibile dedurre che tipo di missionario sarebbe oggi Mariano Avellana.
A 120 anni dalla sua morte, vale la pena non solo riflettere, ma soprattutto estrarre l’esempio che la sua figura offre a tutta la famiglia clarettiana, religiosi e laici, uomini e donne, per i quali il suo passaggio sulla terra non è un semplice modello da contemplare, ma un esigente paradigma di vita e azione missionaria secondo il pieno carisma di Antonio Maria Claret. Questa è stata la fonte che ha ispirato Mariano a essere l’illustre missionario che desideriamo vedere sugli altari; una testimonianza di ciò che significa essere un missionario “che arde nella carità, arde ovunque vada e cerca con ogni mezzo la gloria di Dio e la salvezza degli esseri umani”.
Alfredo Barahona Zuleta
Vicepostulatore, Causa del Ven. P. Mariano Avellana, cmf