San Antonio María Claret, Escritos Marianos, versione portoghese del P. Américo Paulo dos Santos Freitas Maia, CMF, Editorial Claret, Barcellona, marzo 2022, 513 pp.
Vic, Spagna. È appena uscita la traduzione portoghese del volume “Scritti mariani” di Sant’Antonio Maria Claret. È stato un lavoro svolto con grande cura e sollecitudine dal clarettiano P. Américo. Contiene la maggior parte dei testi pubblicati dal santo dal 1843 al 1870 sul tema mariano. Ognuna di essi è preceduto da una breve introduzione che lo riassume e la colloca nel contesto della spiritualità clarettiana. Essi sono anche disposti cronologicamente in modo che il lettore possa realizzare l’evoluzione del suo pensiero (cfr p. 9).
Si inizia con una sintesi biografica del Claret, molto pratica per chi non ricorda le date e i fatti principali della sua vita (pp. 15-18). Segue uno studio preliminare del compianto P. José María Viñas su Maria nella vita e negli scritti di Claret (pp. 19-46). Le introduzioni sono chiuse da una bibliografia clarettiana su Claret e Maria (pp. 47-55).
La prima parte offre una “Autobiografia mariana di Sant’Antonio M. Claret (1807-1870)” (pp. 59-114). Egli divise i suoi scritti in tre blocchi: missionario apostolico (1843-1849) (pp. 115-193), arcivescovo missionario (1851-1857) (pp. 195-273), confessore della regina (1857-1869) (pp. 275-427); e si conclude con una serie di preghiere alla Vergine (1843-1870) (pp. 429-474). Alla fine, include un indice di nomi (pp. 477-484) e soggetti (pp. 485-504).
In tutti i testi ci sono note molto abbondanti; e di tanto in tanto troviamo alcuni interessanti disegni mariani del santo: pp. 60, 116, 144, 152, 161, 170, 180, 190, 283, 290, 347, 369, 395, 411, 415; e, a p. 204, la copertina della Lettera Pastorale (Santiago de Cuba, 1855) indirizzata ai suoi diocesani in occasione della dichiarazione del dogma sul mistero dell’Immacolata Concezione da parte di Papa Pio IX.
Molto appropriatamente, la copertina del volume riproduce una foto della Vergine dell’eremo di Fussimaña, che aveva visitato il fervente Claret, come lui stesso ci racconta nell’Autobiografia. Da bambino la visitava “molto spesso” con la sorella Rosa, che “… è colei che mi ha amato di più” (Aut. n.6; cfr n. 49). “Non riesco a spiegare la devozione che provavo in quel Santuario, e ancor prima di arrivarci; quando arrivavo al santuario ero già commosso, i miei occhi erano stati spazzati via da lacrime di tenerezza, e abbiamo iniziato il Rosario e abbiamo continuato a pregare fino a raggiungere la cappella. Ho visitato questa devota immagine di Fussimaña ogni volta che ho potuto, non solo da bambino, ma anche da studente, sacerdote e arcivescovo, prima di partire per la mia diocesi” (Aut. n. 49; cfr n. 501).
Dobbiamo ringraziare P. Américo per lo sforzo di offrire al mondo di lingua portoghese questa serie di scritti del Claret in cui manifesta uno degli aspetti più significativi della sua spiritualità missionaria.