La nuova edizione della Missione Clarettiana è interamente dedicata alla cura pastorale dei giovani e delle vocazioni nella Congregazione. Le esperienze che condividiamo riflettono solo in parte la ricchezza e la diversità del ministero che i Missionari Clarettiani, insieme ai laici delle nostre comunità e ai membri della Famiglia Clarettiana, svolgono in diverse parti del mondo. Un servizio che ci riempie di gioia e ci impegna ad essere migliori ogni giorno.
L’annuario 2017-2018 raccoglie in prima persona la testimonianza pastorale e vocazionale degli stessi giovani in questo compito. Non sono meri destinatari della nostra azione evangelizzatrice, ma veri protagonisti della missione. Molti di loro, identificati con il nostro carisma, assumono un ruolo fondamentale nei servizi pastorali delle nostre comunità e Organismi, e anche oltre i loro confini, nel volontariato e nelle missioni.
Il fuoco del carisma clarettiano accende i loro cuori in diversi modi: attraverso incontri con i poveri e gli esclusi, nelle missioni popolari o esperienze di volontariato, negli incontri delle loro comunità giovanili, nella preghiera e nella meditazione personale o comunitaria della Parola di Dio, in giorni di ritiro e di deserto, in attività di solidarietà o in atteggiamento di adorazione davanti al Santissimo Sacramento e in convivenza; partecipando agli incontri della famiglia clarettiana e alle Giornate Mondiali della Gioventù, nell’accompagnamento e nel dialogo personale, nei campi estivi, pellegrinaggi, catechesi, incontri di formazione, tra molte altre proposte pastorali.
Il discernimento del XXV° Capitolo Generale della Congregazione
Il XXV° Capitolo Generale ci chiede di incontrare le nuove generazioni, di camminare con loro e di permettere loro di ascoltare le chiamate del Signore (MS68). Questo è l’obiettivo che ci siamo posti di raggiungere durante il sessennio 2015-2021. La cornice di riferimento e comprensione di questa proposta è la chiamata alla conversione pastorale-missionaria ed ecologica che lo Spirito spinge nella Chiesa (MS65).
L’orizzonte aperto dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco ci consente di recuperare il più genuino della nostra vocazione clarettiana come discepoli-missionari nello stile dei Dodici. Con tutta la Chiesa ci sentiamo chiamati ad essere una Congregazione in uscita. Un orizzonte che possiamo raggiungere solo se permettiamo a Dio di continuare la sua opera in noi fino a raggiungere la maturità, secondo la pienezza di Cristo (Ef 4, 13).
Uscire all’incontro dei giovani…
È necessario riconoscere che “uscire” non è facile per noi; e “uscire” per incontrare i giovani “” ci costa molto di più. È più naturale mantenere le distanze delle nostre aree comunitarie; o coltivare un acuto senso critico che ci rende eccellenti “commentatori” e “direttori tecnici” del compito pastorale (degli altri) senza perdere il nostro status di spettatori o analisti della congiuntura.
La Dichiarazione Capitolare mette in guardia con asprezza e realismo che nel servizio pastorale ai giovani e nel ministero che svolgiamo a favore delle vocazioni nella Congregazione e nella Chiesa, sono evidenti due aspetti fondamentali della nostra missione: la fedeltà al carisma ricevuto, da un lato e l’inventiva, la creatività e l’audacia che la aggiornano, dall’altra (vedi MS30). Lasciare la nostra zona di comfort ci causa alcuni disagi e spesso troviamo buoni motivi per giustificare ciò che facciamo, anche se non funziona. Ma non vogliamo ingannare noi stessi e lasciare che la fiamma della Buona Novella che ci è stata affidata per accendere il mondo intero nel fuoco dell’amore divino si spenga. Senza uscita non ci sono possibilità per la missione; perché la missione è partire, anche se è difficile per noi. L’uscita missionaria è il primo passo della conversione pastorale.
Incontrare i giovani in una nuova situazione…
Cambiare atmosfera nel nostro servizio pastorale, pensare e discernere nuovi orizzonti e possibilità – anche se non è facile per noi – non è impossibile. I nuovi areopaghi e situazioni ci fanno sentire più vulnerabili e insicuri. Influenzano il nostro lavoro metodologico-pastorale, ma innescano anche in noi autentici processi di trasformazione che ci muovono. Essi influenzano la nostra vita spirituale ed emotiva, il nostro modo di essere Clarettiani e capire come comunità missionaria, distruggono le nostre mentalità e atteggiamenti, e anche il nostro modo di intendere Dio e di relazionarci con Lui, o la nostra vista sugli altri e il nostro modo di essere Chiesa.
L’incontro che proponiamo trova il suo senso più pieno nel seguire Gesù che professiamo e tira fuori in noi atteggiamenti profondamente umani: il riconoscimento dell’altro come tale, l’accettazione degli altri, la manifestazione del nostro affetto e amore, il desiderio di fare del bene e cercare la felicità, il rispetto della libertà degli altri, la possibilità di pensare e di lavorare per il bene comune …
L’incontro con i giovani nelle loro più diverse situazioni, e in particolare nelle loro periferie di esclusione, è la nostra prima parola missionaria. Significa, prima di tutto, che la loro vita ha senso per noi e che per noi è importante. Che non importa a noi se sono o non sono nella Chiesa. Che non è lo stesso se siamo o se non siamo con loro. È anche necessario spiegare le ragioni quando le circostanze lo richiedono. Non andiamo ad incontrarli perché vogliamo riempire la nostalgia che la loro assenza provoca nelle nostre chiese o comunità formative, in alcuni contesti e nemmeno per semplice proselitismo o vanagloria. Siamo interessati a loro, in ciò che sono e per ciò che vivono, con le loro virtù e potenzialità.
Camminare con essi…
Fare nostri gli Itinerari dei giovani, andare con essi per le loro strade, significa per noi andare con un equipaggio leggero come Gesù con i suoi discepoli ed essere disposti a imparare nella propria carne la più alta mistica missionaria. Quella che ci porta ad assumere come il più profondo di noi è l’itinerario di Cristo e dei suoi discepoli in Galilea, il suo modo di Risuscitato verso Emmaus, la kenosis che ci rende in grado di abbracciare l’alieno facendolo qualcosa di nostro, la dinamica che ci incarna nel mondo dei giovani
Le dinamiche della propria vita e prassi pastorale sì trasformano così nel parametro di verità dei nostri migliori propositi e intenzioni. Una pastorale con caratteristiche simili non si improvvisa e, ancora, qualsiasi pianificazione che intende controllare tutte le variazioni, senza rischi e chiusa alle vicende del cammino, è inadeguata. L’azione pastorale più significativa dovrebbe favorire opportunità di incontri che trasformano e ci trasformano. Tradurre la grammatica del Vangelo nella gioia con cui viviamo la nostra vocazione.
Fare in modo che ascoltino la chiamata di dio…
L’icona biblica che potrebbe illuminare il percorso missionario che proponiamo è il passo di Atti 8, 26-40: L’incontro tra Filippo e il ministro della regina Candace dell’Etiopia.
Il passaggio si svolge sulla strada che porta da Gerusalemme a Gaza. Nel racconto tutto è movimento. Filippo si lascia guidare dallo Spirito, si alza e se ne va. Si avventura in una strada deserta. Si avvicina a una carrozza e sente cosa sta leggendo un estraneo. Un equivoco serve come scusa per il dialogo. Approfitta dell’opportunità offerta per parlare di ciò che abbonda nel suo cuore. Condivide il viaggio di uno sconosciuto e annuncia la Buona Novella. Allora Dio fa il suo lavoro nella libertà del ministro che accoglie Gesù nella sua vita. Alla fine si separano e ognuno segue il suo percorso.
L’annuario che ti presentiamo raccoglie testimonianze come questa che abbiamo appena descritto. Sono storie di incontri e modi di seguire Gesù. Un esempio della missione con i giovani nelle periferie, nelle città e nelle aree rurali dei paesi in cui ci troviamo. Ringraziamo tutti coloro che hanno reso possibile che queste testimonianze possano raggiungerti. E ringraziamo anche coloro che con la loro vita dedicata all’evangelizzazione dei giovani e alla cura pastorale delle vocazioni permettono alla nostra Congregazione di radicarsi e crescere al servizio della missione della Chiesa nel mondo.
Fratello Carlos Verga, CMF
Prefetto Generale per la Pastorale dei Giovani e della Vocazioni