Ricordiamo oggi la morte del P. Emanuele Vilaró, uno dei cofondatori della nostra Congregazione. Emanuele Vilaró y Serrat nacque a Vic (Barcellona – Spagna) il 22 settembre 1816. A dieci anni entrò nel seminario di Vic, dove fece i suoi studi sino al 1842. Non conosciamo la data esatta della sua ordinazione né i suoi primi impegni ministeriali.
Abbiamo le prime notizie sicure dal 1846, quando comincia ad andare in missione con il P. Claret nella diocesi di Tarragona. Altre testimonianze dello stesso P. Claret ci parlano del P. Vilaró come suo compagno di missioni nel 1847.
Sapeva unire la capacità di lavorare, l’ardore apostolico e la sintonia di vita. Probabilmente, il P. Emanuele Vilaró andò in missione insieme al P. Claret fino a quando questi partì per le Isole Canarie.
Fu uno dei primi ad essere invitato dal P. Claret a far parte della nuova Congregazione missionaria che pensava di fondare. Quando venne nominato Arcivescovo di Santiago di Cuba, il P. Claret scelse alcune persone che lo potessero accompagnare. Non dubitò di chiedere alla sua nascente Congregazione il P. Vilaró. Giunti a Cuba, il P. Vilaró fu suo compagno inseparabile e di maggior fiducia. Mai lasciò di assistere alle missioni, senza dimenticare mai il suo lavoro di segretario.
Nel febbraio del 1852, una forte pioggia gli causò seri problemi di salute e dovette rientrare in Spagna. Dopo il suo arrivo a Vic, non si è più ripreso. Andò a vivere a casa della sua famiglia, per non essere di peso ai pochi missionari della Congregazione, ma essi non lasciarono mai di andarlo a trovare ogni giorno. La tubercolosi andò consumando la sua vita e morì tra le braccia del P. Giacomo Clotet, il 27 settembre 1852, aveva 36 anni.
Il P. Claret fissò una sintesi della sua vita missionaria nell’Autobiografia: «Questo sacerdote mi accompagnò e fu mio collaboratore nelle Missioni che detti nella diocesi di Tarragona. Fin dal principio entrò nella Congregazione dei Figli dell’Immacolato Cuore di Maria, e quando andai a Cuba ebbe la bontà di venire ad accompagnarmi; lo feci mio segretario e adempì molto bene questo ufficio. Oltre che attendere alla segreteria, predicava e confessava sempre. Era abbastanza istruito, virtuoso e molto zelante. Lavorò instancabilmente, si ammalò e, vedendo i medici a Cuba che non v’era speranza di guarigione, gli consigliarono di tornare in patria, morì poco dopo a Vic, suo paese natale» (Aut. 592).