«Cibo alla porta di casa»: un’iniziativa per dar da mangiare alle persone più vulnerabili durante il confinamento

Giu 24, 2021 | Apostolato, Bangalore, Pastorale della Salute

Bangalore, India. “Ero depresso e tutta la mia vita sembrava molto negativa. Ma quando mi sono offerto volontario per il programma “Alimenti alla porta di casa” e ho iniziato a distribuire cibo per le persone colpite dal COVID-19 a casa, la mia vita ha riacquistato il suo significato e il suo scopo”, ha detto Joemon Tomy mentre condivideva la sua esperienza domenica scorsa con i suoi colleghi volontari e gli organizzatori di CoronaCare Bengaluru.

Con questa e tante altre testimonianze (raccolte nella nota condivisa da padre George Kannathanam, missionario clarettiano della provincia di Bangalore, India), l’opera è stata riconosciuta e sono stati dati certificati a tutte le persone che si sono unite volontariamente alla causa. Sia il volontario Joemon che il missionario clarettiano fanno parte di questo programma emerso durante un incontro online nel mese di aprile 2021.

Nell’incontro si è discusso di ciò che potrebbe essere organizzato per aiutare la popolazione di 10 milioni di abitanti nella città di Bengaluru, specialmente durante il periodo di confinamento imposto dalle autorità civili a causa della pandemia.

Hope Society”, un progetto dei Missionari Clarettiani della Provincia di Bangalore, unita ad altre cinque organizzazioni religiose e civili (“BREADS” dei Salesiani, “ECHO” dei Norbertiani, “Orione Seva” dei Figli della Divina Provvidenza e le agenzie AIFO e “The Good Quest Foundation”) hanno accettato di stare in solidarietà con i più bisognosi attraverso il suddetto progetto.

L’obiettivo era quello di prendersi cura dei più vulnerabili durante il confinamento, in particolare di quelli che hanno dovuto mettere in quarantena perché infettati dal COVID-19 e si sono trovati senza nessuno ad assisterli nel loro isolamento.

Inoltre, il progetto ha coinvolto altre persone che stavano per perdere la loro fonte di reddito economico e, allo stesso tempo, ne hanno beneficiato. Questo è il caso di alcuni proprietari di ristoranti che hanno accettato di ricevere una piccola remunerazione in cambio di fornire un certo numero di porzioni di cibo al giorno.

I volontari hanno consegnato il cibo a casa con la supervisione delle autorità civili e sanitarie della città. Il numero di richieste di assistenza alle persone malate aumentava ogni giorno.

Dopo cinquantacinque giorni di distribuzione di cibo a settantamila persone, ringraziamo gli oltre sessanta volontari che hanno rischiato la vita (organizzatori, coordinatori, cuochi, autisti di consegne, autisti e sponsor) per portare “cibo alla porta” delle persone colpite dal COVID. È stata un’esperienza di carità, speranza e solidarietà; dono della Provvidenza di Dio Misericordioso.

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