Alla memoria di P. Manuel Vilaró, confondatore nel centenario della sua riabilitazione (1922)

Set 26, 2022 | Fondatori, La Congregazione, Note storiche

Il XII Capitolo Generale del 1922 (15 agosto-12 ottobre), nella sua 25ª sessione, disse: “Non avendo strumenti sufficienti per decidere criticamente se il Reverendo Padre Manuel Vilaró sia appartenuto o meno alla Congregazione fino alla sua morte, tuttavia, essendo stato Cofondatore, avendo accompagnato il Venerabile Padre per molti anni nelle sue missioni, prima e dopo la fondazione della Congregazione, avendo vissuto fino alla sua morte unito ai nostri nei vincoli della più stretta amicizia, e, soprattutto, l’autorità del nostro V. P. Fondatore, che, morto il Padre Vilaró, lo considera come Fratello dei Missionari alla stessa maniera del Rmo. P. Sala, ha spinto il Capitolo a riabilitare la sua memoria dandogli la venerazione che merita con tanti titoli e considerandolo unito in spirito con gli altri membri dell’Istituto” .[1].

Per molti confratelli della Congregazione questo è un fatto sorprendente che, in occasione del centenario della riabilitazione di P. Manuel Vilaró, merita un breve richiamo.

Nel 1920 p. Ramón Ribera scrisse l’opuscolo La Obra Apostólica del V. P. Antonio M. Claret. Alle pagine 106-107 scrive in una nota: “È giusto rivendicare qui per p. Manuel Vilaró la gloria di essere annoverato ora e sempre tra i Confondatori della Congregazione, con il diritto agli stessi onori che la Congregazione tributa agli altri 5”. Non è un ostacolo a questo il fatto che si sia separato dalla compagnia degli altri per seguire il Venerabile Fondatore a Cuba, come segretario, così come in seguito non hanno cessato di appartenere all’Istituto i Padri e i Fratelli che lo hanno servito come cappellani e paggi per molti anni, né il fatto che il P. Vilaró tornò in Spagna perché malato, tornando in seno alla sua famiglia, dove morì poco dopo, aiutato dalla nostra gente, poiché lo fece per un sentimento di delicatezza, per non appesantire il nascente Istituto con la sua malattia, né ostacolare il lavoro apostolico dei pochi Padri che aveva in quel momento. Lo stesso P. Claret, anni dopo la morte di P. Vilaró, lo mette sullo stesso piano degli altri Confondatori, affermando nella sua Autobiografia: “Da quegli esercizi (quelli della Fondazione) siamo usciti tutti molto ferventi, risoluti e decisi a perseverare, e grazie a Dio e alla Beata Vergine Maria, tutti abbiamo perseverato molto bene. Due sono morti e sono ora nella gloria del cielo, godendo di Dio e della ricompensa delle loro fatiche apostoliche, e pregando per i loro fratelli”. Questi due, all’epoca in cui il Venerabile scrive, erano i padri Sala e Vilaró, che egli chiama entrambi fratelli, e dice che hanno perseverato molto bene. Mettete insieme i due concetti, tenendo presente che il Venerabile parla della Fondazione dell’Istituto, e diteci se la conseguenza che stiamo cercando non sorge spontaneamente”[2]. Quando Claret scrisse queste righe, erano passati appena 10 anni dalla morte di P. Vilaró. Per questo motivo, poteva avere ancora fresco nella mente il suo ricordo e il suo legame con la Congregazione. D’altra parte, all’epoca non c’erano segni particolari di un’appartenenza più spirituale che giuridica. Il giudizio affermativo di Padre Claret, Fondatore della Congregazione, dovrebbe servire a risolvere ogni ulteriore discussione.

Allora, perché nel 1922 si ritenne necessaria la riabilitazione di p. Vilaró? Cosa era successo fino a quel momento? Il nocciolo della questione si trova in due commenti di p. José Xifré sulla figura di Vilaró.

Nella sua Cronaca della Congregazione (Annales 1915, p. 193), descrivendo i Fondatori, Xifré dice di P. Manuel Vilaró: “Don Manuel Vilaró era giovane, un po’ piccolo, ma di buone doti fisiche e morali; ma a causa del suo temperamento, dell’incipiente tisi e dell’indigenza della sua famiglia, rinunciò all’impresa, e dopo aver occupato una dignità capitolare a Cuba, morì nella sua stessa casa paterna a causa della suddetta malattia”.

E in Lo spirito della Congregazione (1892, p. 10), scrive: “A tal fine, il 16 luglio 1849 […] si formò la Congregazione con sei persone, una delle quali, il signor Manuel Vilaró, lasciò poco dopo l’Istituto per motivi di salute e di famiglia”.

Questi commenti sono stati sufficienti per escluderlo dal Necrologio della Congregazione[3].

Per proporre la suddetta riabilitazione dopo settant’anni, sembra che sia stato l’ormai il Beato martire P. Federico Vila a presentare una lunga relazione al XII Capitolo generale del 1922, tenutosi a Vic, rivendicando l’appartenenza di don Manuel Vilaró all’Istituto. Un anno prima aveva scritto e pubblicato su Annales una breve biografia di Vilaró in occasione del 72° anniversario della Fondazione e del 50° anniversario della morte del Fondatore.

Questo fu l’argomento che presentò al Capitolo di Catalogna per essere discusso nel Capitolo generale dell’agosto 1922, chiedendo che padre Manuel Vilaró fosse riconosciuto ufficialmente come un vero membro della Congregazione con il diritto agli stessi onori degli altri Confondatori della Congregazione: [4]

“Ragioni per dimostrare che non ha lasciato la Congregazione:

a) Non è partito prima di andare con nostro padre V. Padre a Cuba, perché 1º non c’è nessun fatto che ci permetta di supporre che l’abbia fatto. 2º il giorno prima di partire con il nostro V. Padre è andato a salutare la sua famiglia. Il Padre andò a salutare la sua famiglia, tornò a dormire nella casa della missione e il giorno dopo partì con il Ven. per Barcellona.

b) Non se n’è andato mentre era con V. P. perché 1º è chiaro che è sempre stato unito ai nostri con gli unici legami che esistevano tra loro in quel momento. 2º nelle sue lettere li chiamava compagni. 3º a nessuno verrà in mente di dire che l’accompagnamento del Fondatore costituì, di fatto, la partenza, così come non partirono le persone che in seguito accompagnarono il Ven. come cappellani o paggi, così come non si considererebbe partito un individuo destinato a vivere con un vescovo della congregazione.

c) Non se ne andò in seguito, poiché lo stesso V. P. 1º lo afferma chiaramente dicendo (proprio parlando della Fondazione della Congregazione) che tutti perseverarono molto bene. 2º lo mette al livello di P. Sala, poiché dice che di coloro che fondarono la Congregazione ce n’erano allora due in cielo (i Padri Sala e Vilaró) che pregavano per i loro fratelli (Autobiografia 1-34). Le parole del V. P. sono chiare e categoriche, e dimostrano che non gli era nemmeno venuto in mente che padre Vilaró avesse lasciato la congregazione.

Obiezioni:

1ª e principale: sulle affermazioni del Rmo. P. Xifré. È necessario interpretarle: a) perché si oppongono a quelle del Fondatore; b) per gli svantaggi che derivano dall’intenderle alla lettera, ossia: a) se ha lasciato la congregazione a causa del suo temperamento o del suo carattere, questo fa poco per la prudenza del Ven. Padre, che non lo conosceva dopo averlo avuto per tanto tempo come compagno di missione, o lo ha scelto sapendo che aveva un cattivo carattere; b) se se ne è andato per una malattia tisica, anche se incipiente, come ha sopportato a Cuba le fatiche del ministero? come il Ven. Padre abbia scricato tanto lavoro sulle spalle di un tisico? Dobbiamo quindi interpretare il Rmo. Padre. Sappiamo che a volte usava frasi energiche e assolute, che venivano intese nel senso giusto da chi lo conosceva, ma che alcune di esse, se considerate, forse non sarebbero state oggettivamente corrette, dicendo che p. Vilaró lasciò la Comunità di Vic, l’unica della Congregazione, per accompagnare il Ven. Padre, rinunciando così ad aiutare i suoi confratelli nelle missioni; ma la partenza per accompagnare Padre Vilaró fu solo materiale, non formale, come dimostrano le ragioni sopra riportate.

Il beneficio conferitogli dal Padre nostro. Questa obiezione non prova nulla, perché a quel tempo nella Congregazione non si facevano voti. Se la professione solenne dei padri Carbó e Bernardo Sala non fosse un ostacolo all’essere individui di essa, e noi considereremmo quest’ultimo come un individuo della Congregazione, se fosse morto in essa, e si considerasse tale, dato che nei libri che pubblicò allora, aggiunse al suo nome: individuo della Casa-Missione di Vic, tanto meno di un beneficio in cui non aveva i voti. Quest’ultima circostanza è molto degna di nota. Inoltre, sappiamo che un vescovo voleva conferire un beneficio a p. Xifré per alleviare la povertà dei suoi primi Padri, ed è certo che non cercò di allontanarlo dall’Istituto. (La differenza tra questo beneficio, forse semplice, e quello di p. Vilaró, residenziale, è accidentale). L’aver ricevuto un beneficio potrà al massimo dimostrare che il Ven. Padre glielo ha dato a causa della povertà della sua famiglia, ma questo non ha tolto P. Vilaró dalla Congregazione; al contrario, il Ven. Padre glielo ha dato perché non dovesse andarsene per cercare un modo di vivere al di fuori dell’Istituto, ad esempio nella vita parrocchiale. Ci consta la breve permanenza di P. Vilaró nel beneficio, perché ha sempre lavorato a fianco di P. Claret, come lui avrebbe lavorato a fianco dei suoi confratelli e negli stessi ministeri.

Il fatto che non sia morto nella nostra casa a Vic. Questa è un’obiezione molto leggera, perché 1º l’ha fatto per delicatezza, per non appesantire i nostri Padri che erano così impegnati nel ministero. 2º Egli fu quotidianamente e quasi continuamente assistito dai nostri (nelle cui mani consegnò il suo spirito), cosa che non avrebbero fatto se lo avessero considerato come uscito dal loro seno, come faremmo noi ora. Allora lo considerarono come un fratello. Poi morire fuori dalla casa di Vic è una cosa molto accidentale.

In tutto ciò che è stato detto, non perdiamo di vista lo status giuridico della congregazione in quel momento”.

Qui si conclude l’argomento che sembra essere stato all’origine della decisione finale del XII Capitolo generale del 1922: Manuel Vilaró, il compagno più assiduo del Fondatore. Cosí P. Manuel Vilaró (+27 IX 1852) può essere considerato il primo clarettiano a morire nella Congregazione, posizione che fino al 1922 era stata occupata da p. Ignacio Carbó (+3 XII 1852).


[1] Sezioni 23 e 25.

[2] A.G.: 11. 1. 15.

[3] Nel primo Necrologio manoscritto della Congregazione (1852-1931) iniziato da p. Clotet, p. Vilaró era assente finché qualcuno non aggiunse: “Año Domini 1852, die 27 Sept. vita functus est Vicia dm. Emmanuel Vilaró, Confundator Congregationis, et socius V.P. Sepultus est in coemeterio vicensi. Eius memoria, qua verum Congr. membrum, vindicata fuit in Cap. Grali. XII” (A.G.: B.H.14.01). Anche in un altro Necrologio manoscritto di P. José Mata (1852-1906) è assente, e in una Statistica dei defunti del 1849 è assente e aggiunto successivamente (A.G.06.16/2-3). Manuel Vilaró appare nel primo Catalogo che abbiamo con i sacerdoti e i Fratelli dei primi due decenni con la seguente osservazione: “Lasciò la Congregazione quando P. Claret andò a Cuba, dove andò anche lui e dove ottenne una prebenda per poter aiutare la sua famiglia nel cui seno venne a morire”. (A.G.: H.C.01.01.).

[4] A.G.: G. V. 04. 14.

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