Haiti. Lettera del P. Camillo Minaya

Gen 19, 2010 | Antillas, Famiglia Claretiana

Rep. Dominicana.
Saluti, P. Hector Cuadrado:
arriviamo molto bene a Porto Principe (Haiti) con i nostri otto seminaristi haitiani: quattro che vivono e studiano in Santo Domingo e altri quattro che si trovano nella Casa di Accoglienza di San Francisco di Macorìs (Rep. Dominicana). Ci hanno accompagnato nel viaggio il Fratello Ysaac ed i seminaristi non haitiani José Miguel Genao e Luis Enrique Ortiz. A Jimanì si è unito a noi il P. José “Pepe” Rodriguez.

Una volta a Porto Principe, nella nostra casa clarettiana, nel settore Delmas, abbiamo incontrato il P. Anistus (nigeriano) e alcune altre persone che si trovavano in questo momento nel cortile della casa. Evidentemente il P. Anistus si è rallegrato molto al vederci e ci ha fatto vedere subito la casa molto screpolata e le altre cose come sono rimaste dopo il terremoto. Mi sembra di trovarlo un po’ più su di morale, ora. Quindi partiamo per Nazon, dove vivono i familiari di due dei seminaristi. Visitiamo le loro famiglie e rimaniamo rattristati nel constatare che la madre di uno era morta e anche un nipotino di Jean Edouard.

Di ritorno a Jimanì, abbiamo lasciato lungo la strada gli altri seminaristi clarettiani, secondo l’ubicazione delle loro famiglie. Venerdì passato, di sera, Remy aveva già ricevuto notizie della propria famiglia, in Karzal: grazie a Dio tutti stavano bene. Il P. Beauplan (primo clarettiano haitiano, ordinato sacerdote solo qualche mese fa) si trova nell’altra comunità clarettiana, quella di Karzal, a cinquanta chilometri dalla capitale. Disgraziatamente non abbiamo potuto vederlo. Nemmeno il P. Anistus ha potuto comunicare con lui da quando è partito da Porto Principe, il giorno dopo il terremoto. La posta elettronica sta cominciando a funzionare a poco a poco, in Haiti, come ci ha detto lo stesso P. Anistus. I seminaristi, appena conosceranno la situazione delle loro famiglie, la comunicheranno allo stesso P. Anistus. Quello che è successo in Haiti è inaudito, incredibile, ma vero. Abbiamo visto molte persone cominciare a rimuovere le macerie…Ora stiamo, e vi rimaniamo, nella nostra comunità di Jimanì (alla frontiera con la Rep. Dominicana), aiutando i Padri Roselio e Pepe ad accogliere e curare i molti feriti che sono ricoverati nell’ospedale del paese e nel Centro Sociale della nostra parrocchia; nel mio caso, starò qui fino a martedì 19 gennaio.

Saluto tutti. Continuiamo a pregare, uniti nella solidarietà missionaria.
Un abbraccio.
José Camilo Minaya, cmf.

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