PREGHIERA CONTINUA
La preghiera deve essere continua. Isacco il Siro, monaco nestoriano del secolo VII diceva: «Il culmine di tutta l’ascesi è la preghiera che non termina mai». Nella preghiera continua è lo Spirito che prega in noi. Non importa se stiamo dormendo o siamo svegli. Non importa se mangio o bevo, se riposo o lavoro. Alcuni raggiungono questo invocando frequentemente il nome di Gesù. Per Claret è vivere alla presenza di Dio continuamente.
Quante volte si deve pregare? Gesù risponde: Sempre. Se la preghiera è amare, non possiamo tralasciare di pregare. Non è questione di calcolo, nemmeno di vendita. Non si può stare continuamente dicendo preghiere, ma si può stare continuamente pregando. Come si può stare continuamente amando. Questo lo comprendono bene le persone che si amano. Si sentono sempre unite, anche a distanza. Benedetto XVI con frequenza ricorda che si dovrebbe considerare lavoro apostolico il tempo dedicato alla preghiera. Pertanto non importa se c’è molto da fare. Come direbbe Madre Teresa di Calcutta: «Se hai tanto da fare, preghiamo di più».
Il vero problema è non sentire la necessità di dialogare con Dio. Per Claret l’esempio più grande è Gesù e la sua necessità di dialogare con suo Padre. Un dialogo che non si è mai interrotto e che si è concluso sulla croce, in mezzo all’abbandono più assoluto. In alcune Massime Spirituali che pubblicò per i giovani nel 1857, Claret dice: «La preghiera mentale diventa come un forno in cui si accende e si conserva il fuoco dell’amore di Dio […] Nel fuoco che arde nella meditazione è dove si tolgono tutte le scorie, si sciolgono, e fondono gli uomini, e si modellano all’immagine di Gesù, si riempiono di Spirito Santo e iniziano a parlare, come quelli che si trovavano nel Cenacolo».