L’ AMORE, UN TESORO NASCOSTO
Tra le parabole di Gesù c’è quella brevissima del tesoro nascosto nel campo e della pietra preziosa che trova un mercante (cf Mt 13,44-46). Gli esperti in Bibbia dicono che l’espressione più importante di queste parabole è l’annotazione quasi marginale «pieno di gioia per la scoperta». Claret percepì l’insuperabile valore dell’amore; fu per lui il grande tesoro. In realtà non va oltre l’espressione del Cantico dei Cantici, che dice: «Se qualcuno volesse comprare l’amore con tutte le ricchezze della sua casa, non ne avrebbe che disprezzo» (Cant 8,7). Sarebbe una deplorevole profanazione dell’amore cercare di pesarlo sulla bilancia con lo sporco denaro.
La domanda che ci dobbiamo fare è se l’amore può essere «procurato», si può «acquistare», se siamo padroni di questo atteggiamento dell’animo oppure se è lui che ci possiede. Se chiediamo ai fidanzati il motivo della loro attrazione reciproca, probabilmente risponderebbero che nell’amore non si sa se uno è attore o «vittima». Ma questo è l’amore «sentimentale», a volte anche erotico, molto diverso dall’amore «oblativo» (=«di oblazione»), quello della disponibilità a dare la vita, quello che va al di la di una simpatia naturale o compiacenza (che anche potrebbe essere il nido di un egoismo nascosto).
Claret fa riferimento all’amore oblativo, e per questo si sforza, fino ad enumerare i vari mezzi per ottenerlo. Ma questo amore arrivò anche a farlo diventare sensibile, pieno di affetto e tenerezza: «Lo desidero tanto che dell’amore mi sento pazzo …», dice ai missionari (EC II, p. 352). Questa trasformazione del cuore arrivò in lui -come annota nel suo diario spirituale il giorno 12 ottobre 1869- questa sublimità: «Alle undici e trenta di oggi, il Signore mi ha concesso l’amore per i nemici».