CLARET, AMICO DEI SANTI
Nel fissare il calendario delle memorie e delle feste dell’anno liturgico, la Chiesa non soltanto onora con un doveroso omaggio i suoi figli più insigni, ma anche, li presenta come modelli nella sequela di Cristo. Il ricordo dei santi e dei beati hanno anche uno scopo pedagogico. I santi costituiscono una ispirazione e una motivazione per la nostra vita cristiana. Inoltre, la loro vicinanza è anche terapeutica, perché risvegliano e stimolano al rapporto con Dio e all’interesse agli altri. Lo diceva san Francesco di Sales: «Se vuoi essere buono, mettiti insieme ai buoni».
Questo lo vediamo chiaramente in Claret. Egli lesse molte «vite esemplari», che gli offrirono potenti motivazioni per seguire Cristo Missionario. Particolarmente si fissò sui santi che si erano distinti nell’annuncio della Parola. In primo luogo ricorda nella sua Autobiografia l’esempio dei profeti: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, Elia e i profeti minori. Le vite degli apostoli Pietro e Paolo e Giacomo e Giovanni attirarono anche la sua ammirazione. Lo entusiasmò in modo speciale lo zelo di san Paolo. E anche molti altri santi e sante che si distinsero per il loro ardore apostolico: san Francesco d’Assisi, sant’Antonio di Padova, san Francesco Saverio, sant’Ignazio di Loyola, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, san Vincenzo de’ Paoli, san Giovanni d’Avila e il beato Diego di Cádiz, santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila, santa Maria Maddalena de Pazzi e santa Rosa da Lima.
Anche noi troviamo in questi modelli viventi di fede, la luce per comprendere come si vive la sequela di Cristo. Insieme a loro ci diranno molto anche i numerosi missionari e martiri del nostro tempo, coraggiosi testimoni di Cristo.
Amico lettore, perché non leggi la vita di qualcuno di quei santi che ti attirano di più? Perché non iniziare con la vita di Claret, o dei beati Martiri Clarettiani di Barbastro? Sperimenterai che non è, in assoluto, tempo perso.