11 Ottobre

Ott 11, 2018 | Claret con te

«Nei primi giorni che ero a Vic succedeva quello che avviene nella bottega del fabbro: il principale mette il ferro nella fucina e quando è ben rovente, lo toglie, lo mette sul’incudine e comincia a scaricare colpi con il martello; il garzone fa lo stesso, e ambedue battono, alternando, con giusta cadenza, danno colpi e battono finché il ferro non prende la forma voluta. Voi, o mio Signore e Maestro, avete posto il mio cuore nella fornace dei santi esercizi, e con la frequenza dei Sacramenti avete arroventato il mio cuore nel fuoco dell’amore divino verso di Voi e di Maria Santissima, e avete cominciato a colpirmi con le umiliazioni; e anch’io colpivo con l’esame particolare che facevo su questa virtù tanto a me necessaria».
Aut 342

LASCIARE CHE DIO CI FORMI

Chissà perché il simbolo più ricorrente nella predicazione e negli scritti di Claret sarà il fuoco. Lo applica a Dio, allo Spirito Santo, al Cuore di Maria… Per descrivere il suo processo di trasformazione interiore si serve di un simbolo molto familiare al suo tempo: la fucina. Anche nel nostro mondo tecnologico, continua a essere un simbolo comprensibile, poiché si basa sui quattro elementi presenti in ogni cultura: terra, fuoco, aria e acqua. Claret vede se stesso come una barra di ferro che aspira a diventare freccia, secondo la parola di Isaia: «Fece di me una freccia appuntita, mi nascose nella sua faretra» (49,2). Che cosa fa il fabbro? In primo luogo. mette la barra di ferro nel fuoco finché diventi rovente. Poi, la colloca sopra l’incudine e, lentamente e con precisione d’artista, la va’ colpendo con il martello fino a darle la forma adeguata. Finalmente, quando la barra si è convertita in freccia, la introduce nell’acqua perché acquisti la tempra giusta.
Con grande semplicità, Claret applica questa bella allegoria al modo con cui la grazia del Padre lo modella. Per convertirlo in «freccia missionaria», Dio lo introduce prima nel fuoco del suo amore attraverso gli esercizi spirituali e i sacramenti. Riscaldato, illuminato e sanato dal fuoco dell’amore di Dio, visse un lento processo di configurazione a Cristo sull’incudine della vita quotidiana. Le martellate furono le virtù e i mezzi ascetici. Diventato ormai freccia appuntita, fu immerso nell’acqua dello Spirito Santo per essere lanciato come messaggero del Vangelo ai poveri.
Anche a noi si può applicare l’allegoria della fucina. Per essere testimoni credibili, abbiamo bisogno dell’esperienza del «fuoco» (e cioè, l’esperienza dell’amore di Dio) e dell’ «incudine» ( e cioè, il processo di configurazione a Gesù Cristo).

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