IL LUSSO DI POTER PREGARE
Forse hai tenuto qualche volta tra le mani un rosario. Tra le orazioni e le preci della Chiesa questa preghiera, quella del Rosario, ha avuto una speciale popolarità. Il suo uso, frequente in epoche passate, è caduto, almeno in alcune parti, nell’oblio. Il Rosario, dicono, viene dal latino rosarium, ‘rosaio’. È una recita tradizionale cattolica che ricorda venti «misteri» della vita di Gesù Cristo e della Vergine Maria; si recita, dopo ogni «mistero», un Padre nostro, dieci Ave Marie e un Gloria al Padre. Si chiama anche «rosario» il filo di grani che si utilizza per recitare il Santo Rosario. I grani sono separati in gruppi di dieci da un altro di diverso formato, e il filo di grani è unito ai due estremi da una croce. Qualcosa di simile si utilizza anche, ho sentito dire, in India per recitare i mantra, e nell’Islam.
Con la parola mistero siamo soliti alludere a ciò che ci risulta più difficile da capire o scoprire, cioè, che ci è estraneo e inspiegabile, a volte impossibile da descrivere, per quello che nasconde o è occulto. In realtà, tutta la persona, la vita e la missione di Gesù di Nazareth ha questa dimensione di «mistero», è più di quello che i suoi contemporanei seppero percepire.
Non ci è facile, con uno sguardo superficiale, trasversale, scoprire chi è in fondo Gesù di Nazareth. Anche chi è il Padre e che cos’è il Regno. Il Rosario è un esercizio di preghiera per addentrarsi in alcuni misteri o, se lo preferisci, in «il mistero» di Gesù di Nazareth, cioè, in alcuni episodi particolarmente importanti della sua persona e della sua vita, e farlo, inoltre, presi per mano da Maria, sua Madre, in modo che contempliamo questi episodi con il suo sguardo di credente, più profondo e penetrante del nostro, per poterci avvicinare alla bellezza, bontà e verità della persona di Gesù. E il cristiano sa che deve tenere fissi gli occhi in Gesù di Nazareth, contemplandolo, guardandolo, vedendolo, con uno sguardo limpido e profondo, a partire dalla fede. Se il discepolo impara guardando il maestro, che cosa non impareremo contemplando e vedendo Gesù?