4 Settembre

Set 4, 2018 | Claret con te

«L’amore mi spinge, mi sprona, mi fa correre da un luogo all’altro e mi a gridare: Figlio mio peccatore, bada che stai per precipitare all’inferno».
Aut 212

LA CARITÀ MI SPINGE

Lo slogan Caritas Christi urget me, preso da san Paolo (cf 2Cor 5,14), fu il motto che il P. Claret stampò sul suo stemma episcopale. Per lui non era una semplice frase, anche se bella, per farsi onore. Fu la divisa della sua vita, il motore che catapultava a lavorare continuamente e a consegnarsi alla sua missione apostolica di lavorare per il bene maggiore dei suoi fratelli. Riassumeva in se stessa il «segreto» più profondo che bolliva nella sua anima.
Che cosa provava il Claret nel pronunciare queste parole portava stampate a fuoco nella propria anima? Dobbiamo chiedere una sensibilità speciale, che soltanto lo Spirito Santo concede, per riuscire a metterci in sintonia con questa esperienza. Il P. Claret, parlando delle cose più vitali della sua anima, usava sempre parole ardenti e con frequenza solo esclamazioni. La frase che commentiamo non fu per lui una semplice consegna teorica. Raccoglieva l’acuta punzecchiatura interiore che lo spingeva a correre senza riposo da una parte all’altra per aiutare i suoi fratelli a evitare loro una frustrazione irreversibile e fatale. E tutto, per amore!
L’amore di Cristo mai separa o allontana dai fratelli. L’amore di cristo non lascia mai tranquilli e accomodanti. L’amore di Cristo è nemico dichiarato di ogni insediamento. L’amore di Cristo ci rende responsabili degli altri (per questo Claret chiama «figlio mio» il suo prossimo, e mai ha significato essere nella sua condotta un’espressione paternalistica). L’amore di Cristo fa uscire da se stessi, eliminando il chiudersi in se stessi egoisticamente. L’amore di Cristo cerca il bene reale degli altri prima del proprio. L’amore di Cristo capisce per dove passa la strada che porta veramente alla felicità e orienta gli altri.
Sarà capace il lettore di queste righe di chiedere a Dio l’amore di Cristo? Sarà sufficiente che sopraggiungano «i desideri di farlo» o sarà capace di amare il prossimo «senza desideri»?

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