IL POTERE DELLA PAROLA
Claret guardò sempre con santa nostalgia i tempi apostolici: «Che dire poi di S. Giacomo, di S. Giovanni e di tutti gli altri? Con che sollecitudine, con che zelo correvano da un luogo all’altro! Con che zelo predicavano, senza paure né umani rispetti, consapevoli che si deve obbedire prima a Dio poi agli uomini! […] Se venivano flagellati, non per questo si impaurivano e desistevano dal predicare; che anzi, si ritenevano felici e beati d’aver potuto soffrire qualcosa per Gesù Cristo» (Aut 223).
In realtà sappiamo poco della maggior parte degli apostoli, dove andarono, cosa fecero, come morirono; per Claret è sufficiente l’informazione storica su Pietro, Paolo e Giacomo, e, a partire da questo e dalla propria esperienza, presenta la panoramica completa della conquista del mondo alla causa di Gesù. Quando scrive questo testo (1862), la sua dedicazione al ministero gli è costata diversi attentati, alcuni dei quali hanno lasciato traccia per tutta la vita. Egli però le porta non come una disfatta ma come un trofeo. E sempre mette in relazione predicazione e persecuzione.
Verso la fine della sua vita, scrivendo a un amico, Claret diceva: «Mi sembra che ho già compiuto la mia missione. A Parigi e a Roma ho predicato la legge di Dio; a Parigi, come capitale del mondo e a Roma, come capitale del cattolicesimo. L’ho fatto con la parola e con lo scritto» (EC, II, p. 1.423).
I nostri tempi sono più difficili di quelli del Claret. I programmi di informazione e le pubblicazioni anticristiane hanno un immenso potere, e certe università sono luogo di pensiero opposto alla causa di Dio. Davanti a questo, i credenti convinti non possono farsi crocifiggere.
Mancano tra di noi esperti in mezzi di comunicazione; ma, soprattutto, mancano … molti appassionati del Vangelo di Gesù!