9 Luglio

Lug 9, 2018 | Claret con te

«Oh, Dio mio! Quanto siete stato buono e ammirevole con me! Di quali mezzi singolari vi siete servito per strapparmi al mondo! Di che sorta di assenzio, per allontanarmi da Babilonia».
Aut 76

LE STRADE DI DIO

Nella spiritualità cattolica del secolo XIX si sottolineava molto la fiducia nella provvidenza di Dio e si aspirava a vivere sempre alla presenza di Dio compiendo la sua volontà. Tutto quello che accadeva si vedeva come «volontà di Dio»; si rimaneva anche lontani dalla «sana secolarità» prudentemente ammessa dal Vaticano II.
Claret visse questa spiritualità come uomo del suo tempo, e in tutte le tappe della sua vita si sforzò di mantenere viva la presenza di Dio e di compiere la sua volontà. Claret contava su Dio per tutto, e gli piacevano i suoi doni e anche le persecuzioni e le calunnie che dovette subire.
In tutto questo c’è un «messaggio opportuno» per i nostri giorni, perché i progressi delle scienze e della tecnologia, l’autonomia delle chiamate «cause secondarie» e il logico processo della laicità della vita, così come il sistema neoliberale consumista vigente, ci portano a non contare su Dio per niente.
Ma non dobbiamo tornare alla spiritualità del secolo XIX. Nel nostro secolo XXI, il referente di tutta la spiritualità cristiana è Gesù con il suo Vangelo di vita degna e giusta, filiale e fraterna per tutti. Una spiritualità di superamento delle ingiustizie e delle crisi e sofferenze che «non sono volontà di Dio», ma conseguenza dell’egoismo, dell’avarizia e dell’ingiustizia umana.
Dio si è fatto uomo in Gesù per creare un mondo di migliori relazioni tra le persone, tra i popoli e con la stessa natura. E per creare questo mondo, il Dio di Gesù conta su di noi, è nostra responsabilità. Egli ci ama e ha bisogno di noi.
Noi contiamo su Dio?
Conosciamo e facciamo nostro il suo progetto di vita?

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