L’ EUCARISTIA, FORZA PER LA CONSEGNA
Il compito del laico di impregnare dei valori del Regno la realtà secolare richiede una buona dose di equilibrio. Provoca facilmente un’alternativa: occuparsi di più delle cose di Dio, estraniandosi dalle preoccupazione del mondo secolare, o impegnarsi a tal punto nei compiti secolari fino ad infangarsi di esse, fino a considerarle come l’unica ragione della propria vita, erigendole così all’unico dio al quale prestare culto.
La comunione, che deve essere aiuto per il compito apostolico, può convertirsi anche in una pratica-rifugio. Lì ci sentiamo sicura e saldi, vivendo, nell’intimità con il Corpo mangiato e con il Sangue bevuto, da soli con il nostro Cristo-Dio.
Un tale atteggiamento falserebbe totalmente il significato della Comunione, che Claret consiglia sia più frequente possibile per vivere in profondità la spiritualità secolare.
La comunione non mi imprigiona da solo con Gesù, gustando le gioie dell’intimità con Lui. Il Pane spezzato e il Sangue versato sono la cosa più contraria a una spiritualità centrata esclusivamente nell’unione soltanto con Dio. Gesù invita a «mangiarlo» e a «berlo», soprattutto, con l’atteggiamento di generosità e consegna verso gli altri.
Incontrarsi con Gesù nella comunione è sentirsi attratti dalla forza del suo amore oblativo, la comunione è il motore che spinge a lanciarsi nella vita, con tutte le energie di un amore generoso, a interessarsi degli altri, delle loro preoccupazioni e aspirazioni, delle loro gioie, dolori e speranze.
Quanto più mi identifico con Cristo e mi rinchiudo nell’intimità con Lui, tanto più devo aprirmi, come Lui, al servizio degli altri, nella varietà dei compiti che esige ogni luogo e tempo.