LIBERO PER SERVIRE DI PIÙ E MEGLIO
«Libero… per andare a predicare». Si noti che giustamente le tre espressioni principali compongono lo scheletro della frase clarettiana che commentiamo. Insieme, svelano qualcosa del fuoco che ardeva, nel profondo, nell’anima del Claret. Questo fuoco bruciante che lo segnò con tre «bruciature», le tre che suggerisce questa frase che apparentemente sembra che si riduca a una semplice informazione.
Libertà. Non essere legato a niente, né a nessuno. È impossibile seguire Cristo, vivere di fede, se si è ancorati e impediti da catene. qualunque esse siano: il denaro, la comodità, il timore… Ci sono anche cose buone che possono essere zavorra che immobilizza e che può diventare pericolosa. E tutti siamo esperti nell’arte di trovare scuse per non sbloccare la nostra mancanza di libertà.
Mobilità. La vera sequela di Cristo implica sempre e in ogni momento «vicinanza» (stare con Gesù) e «movimento» (andare dove lui vuole, nella sua direzione). Camminare, pellegrinare, muoversi… è, poi, un ingrediente imprescindibile che ogni buon discepolo e amico di Gesù deve coniugare.
Annuncio. In ogni lavoro umano, il fine è l’ultima cosa nell’esecuzione, ma è sempre il primo nell’intenzione. Essere liberi e itineranti non ha senso senza una grande meta. La più ampia, senza alcun dubbio, è quella che lo stesso Gesù assunse. Essa costituì la sua ragione di essere, di vivere e di morire: Essere missionario della Buona Novella per tutti.
Ti invito a fermarti qui. Non andare oltre. Nel procedere del cammino ti sarà utile fermarti su queste tre parole, lasciarle ristagnare… verificare come il loro fascino ti seduce e tira fuori dalla tua anima quel desiderio sincero: «Sono qui, Signore: Liberami. Muovimi. Conta su di me». Saresti disposto a farlo?