Subito dopo la celebrazione del rito di creazione dei cardinali, è seguito il Concistoro Ordinario Pubblico per la votazione sulla canonizzazione di due candidati: Il Beato Artemide Zatti, laico salesiano professo, e il Beato Giovanni Battista Scalabrini, fondatore della Congregazione dei Missionari di San Carlo e della Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo (Scalabriniani).
Durante la sua omelia, il Papa ha riflettuto sulla doppia immagine del fuoco nelle Sacre Scritture – la fiamma potente dello Spirito di Dio, e il carbone di fuoco che troviamo nel racconto di Giovanni della terza e ultima apparizione di Gesù risorto ai discepoli sul Mare di Galilea.
Prendo solo l’immagine del fuoco, che qui è la fiamma potente dello Spirito di Dio, è Dio stesso come «fuoco divorante» (Dt 4,24; Eb 12,29), Amore appassionato che tutto purifica, rigenera e trasfigura. Questo fuoco – come del resto anche il “battesimo” – si rivela pienamente nel mistero pasquale di Cristo, quando Egli, come colonna ardente, apre la via della vita attraverso il mare tenebroso del peccato e della morte.
C’è però un altro fuoco, quello di brace. Lo troviamo in Giovanni, nel racconto della terza e ultima apparizione di Gesù risorto ai discepoli, sul lago di Galilea (cfr 21,9-14). Questo fuocherello lo ha acceso Gesù stesso, vicino alla riva, mentre i discepoli erano sulle barche e tiravano su la rete stracolma di pesci. E Simon Pietro arrivò per primo, a nuoto, pieno di gioia (cfr v. 7). Il fuoco di brace è mite, nascosto, ma dura a lungo e serve per cucinare. E lì, sulla riva del lago, crea un ambiente familiare dove i discepoli gustano stupiti e commossi l’intimità con il loro Signore.
Oltre a ricordare ai nuovi cardinali di tenere gli occhi su Cristo per aiutarli nel loro umile servizio a tutti, ha anche sottolineato che il doppio fuoco di Gesù rivela che “un uomo di zelo apostolico è animato dal fuoco dello Spirito a prendersi cura coraggiosamente delle cose grandi come delle piccole, perché “non coerceri a maximo, contineri tamen a minimo, divinum est”.”
Non dimenticare: questo porta San Tommaso nella Prima Primae. Non coerceri a maximo: avere grandi orizzonti e grande voglia di cose grandi; contineri tamen a minimo, è divino, divinum est.
Un Cardinale ama la Chiesa, sempre con il medesimo fuoco spirituale, sia trattando le grandi questioni sia occupandosi di quelle piccole; sia incontrando i grandi di questo mondo – deve farlo, tante volte –, sia i piccoli, che sono grandi davanti a Dio.
I Missionari Clarettiani che sono spinti dallo stesso fuoco, dallo stesso Spirito, e vivonoin una Chiesa sempre più sinodale (QC 45b), si unisca a tutta la Chiesa per pregare per questi Cardinali appena creati e per sostenerli nel trattare le grandi questioni o nel gestire i problemi quotidiani davanti ai potenti di questo mondo nelle aree in cui i Clarettiani sono presenti nelle loro giurisdizioni ecclesiastiche.
Padre Mathew Vattamattam, CMF, Superiore Generale della Congregazione, insieme a Padre José Felix Valderrabano, CMF, Procuratore Generale, accompagnati da alcuni sacerdoti clarettiani, hanno salutato i neo-cardinali dopo i riti celebrati in San Pietro. Anche il Cardinale Aquilino Bocos, CMF, era presente durante le celebrazioni.