DISTACCO E APOTEOSI
Il P. Claret aveva una grande sensibilità estetica; non per niente aveva studiato disegno tessile. Lui stesso disegno il suo stemma episcopale, quello dell’Accademia di San Michele, le molte illustrazioni del suo Catechismo spiegato … Della sua gioventù a Barcellona, scrisse anni più tardi: «mi piaceva vestire, non dirò con lusso, ma con una certa eleganza» (Aut 72). Da allora, fuggendo da una donna seduttrice, uscì di casa così velocemente che si dimenticò il cappello; episodio «vergognoso» che non dimenticò mai. Di Gesù povero ricorda che morì «senza berretto e senza mantello» (Aut 429).
L’imitazione di Cristo povero e la preoccupazione di risparmiare per aiutare i poveri furono in Claret più forti della sua sensibilità estetica. Per la sua consacrazione episcopale non comprò la mitra, ma gliene misero -sembra dietro sua richiesta- una del defunto vescovo Corcuera, da lui ammiratissimo. Riguardo ai preparativi per il viaggio a Cuba, il suo vescovo di Vic gli consigliò: «Scriva al Nunzio e al ministro di Grazia e Giustizia, facendo presente la sua estrema povertà e la sua assoluta mancanza di risorse, che servono per attendere alle spese necessarie per raggiungere il luogo assegnato, e chiedendo che, o gliele anticipano o gliele regalano» (Epistolario Passivo I, p. 77).
Quello delle Canarie si ripeté a Cuba. Quando è chiamato come confessore reale (marzo 1857), volle partire immediatamente per Madrid; soltanto su richiesta dei suoi più intimi rinviò di quattro giorni, mentre un sarto gli preparava alcuni vestiti nuovi, e per lo meno degni, per presentarsi nelle stanze reali e ministeriali. Per Claret una veste cenciosa era un trofeo: lo rendeva simile a Cristo povero e gli ricordava la gioia e il contato con i suoi evangelizzati.