PAROLA VIVENTE
In continuità con quella che fu la sua vita, Claret invita ad usare tutti i mezzi per l’apostolato. Dio deve essere conosciuto, amato e servito. Per farlo, devono mettersi in gioco tutte le risorse immaginabili. L’apostolo deve essere la persona saggia e creativa che intuisce in ogni tempo e luogo ciò che è più necessario, opportuno ed efficace.
Le strade della missione sono complesse. Si tratta di dare una diffusione, la più efficace possibile, a un Messaggio che si pregia di essere il migliore: è la Buona Notizia che, Gesù Cristo, Dio fatto uomo, ha salvato tutta l’umanità, consegnandosi per essa alla morte di croce. E tutti dobbiamo cercare il modo migliore per mettere rimedio alla negligenza che si è avuta in questo campo.
Il miglior Messaggio esige i migliori mezzi per la sua diffusione e qualificate emittenti che, con questi mezzi, rendano trasparente il nucleo del Messaggio: Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo. Si danno per scontati i mezzi tradizionali: la liturgia della parola, la catechesi, i mezzi di comunicazione sociale, i sacramenti, l’incontro personale, la pietà popolare… Più sensibile alla mentalità di oggi è il lavoro per la pace, la giustizia, la promozione umana integrale e la conservazione e l’integrità del Creato.
Claret mette l’accento su qualcosa di più. Insiste sull’intelligenza apostolica delle pubblicazioni scritte, mezzo che egli usò in modo speciale. Lo utilizzò con larghezza, cosciente della sua efficacia.
Ma Claret preferisce la testimonianza della propria vita. Anche con i limiti della condizione umana, la testimonianza della propria vita si orienta a rivelare la vita di Gesù. E ci concretizza nell’attenzione alle persone e nell’esercizio della carità verso i bisognosi, come ha fatto lo stesso Cristo.
Che posto occupa nelle mie preoccupazioni apostoliche l’apostolato della stampa nell’ambiente in cui vivo?