DIO È MIO PADRE
Lessi una volta una frase: «È relativamente facile che un padre perdoni suo figlio. Ma è molto difficile che un figlio arrivi a perdonare suo padre». Esiste sparso nell’ambiente un significativo rifiuto della figura paterna. I tempi moderni trasmettono, a modo di aria che tutti respiriamo, un dogma sociale, non scritto ma persistente e seduttore, nella mente di molti: Il padre molesta e causa danni, per questo bisogna annichilirlo. Sono molti quelli che non perdonano le esperienze deludenti riguardanti la paternità umana. La «morte del padre», a vari livelli -sociali, accademici, economici ecc.- è un messaggio ch viene registrato nel cuore di molti. Anche Dio è compreso in questo. Oggi non è ovvio, né forse lo fu nel passato, accettare senza problemi la figura paterna,
Contrastano con queste reazioni le parole ardenti del P. Claret con cui dichiara il proprio rapporto con suo Padre Dio. Nascono innegabilmente da un presupposto diverso: Claret scoprì Dio come padre buono che lo guidò sempre. Fece l’esperienza della gratuità. Per questo, gli risponde con la stessa moneta, con amore appassionato di figlio. Ed è un amore così grande che sarà disposto a giocarsi la vita per Lui nel caso che dovesse difenderlo.
A che cosa ci richiamano queste parole del Claret? A porre Dio al primo posto, senza dubbio. Ma, prima di questo, a purificare l’immagine deformata di Lui che a volte abbiamo disegnato nel nostro cuore. Se confondiamo Dio, con un capo autoritario, esigente, castigatore e controllore; o con un Dio assente e sconosciuto, che né si capisce, né si ama, e per questo né si difende … è chiaro che, questo non è il Dio che ha scoperto il P. Claret e al quale consegnò la sua vita. Se Dio non è la realtà più importante, non è assolutamente nulla importante. Quanti disprezzano un Dio che non conoscono.
Che rapporto mantieni tu con tuo padre o con chi fa le sue veci? E con Dio? Ti dice qualcosa l’esperienza clarettiana?