LODATO E PERSEGUITATO
Le parole di Gesù riguardo al fatto che «il Regno di Dio subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11,12) sono un poco enigmatiche. Ma c’è qualcosa di indiscutibile: le forze del male sono presenti nella storia, ci sono interessi opposti al piano divino, che fanno guerra a quanti si orientano per il suo trionfo. L’Apocalisse chiama martiri «coloro che morirono a causa della Parola di Dio e per la testimonianza che hanno dato» (Ap 6,9). Claret ha meditato molto questi testi, poiché nella sua vita missionaria la persecuzione fu sempre presente. Il suo nome divenne segno di infamia, fino al punto che un suo nipote, piccolo industriale, cambiò il cognome per salvare l’azienda.
Certamente l’epoca del Claret fu politicamente molto convulsa. El testo sul quale riflettiamo si riferisce al suo tempo di missionario in Catalogna (1840-1850), sempre in guerra civile (carlista) ardente o latente; ogni riunione di moltitudini veniva considerata sospetta. Il grande missionario fu sempre fedele -anche se molti lo negarono, e anche oggi qualcuno non ci crede- a una consegna: non immischiarsi mai con la politica. Usò tutto l’equilibrio immaginabile perché, in quella popolazione tanto divisa, né i liberale né i carlisti potessero appoggiarsi alla sua predicazione o sentirsi offesi da essa. Nessuno ha potuto confondere i suoi sermoni come comizi.
L’annuncio evangelico porta sempre con sé una carica morale e, per questo, una critica sociale. Ma questa deve fondarsi sullo stesso Vangelo, e non su opinioni politiche, tutte discutibili. Gesù né squalificò né lodò il potere romano di occupazione né la lotta degli zeloti per l’indipendenza della Palestina. L’ideale evangelico è tanto superiore ai programmi politici, che il cristiano, quando vota un partito, non fa altro che «scegliere il male minore».