CONOSCERE CIO’ CHE VOGLIAMO CURARE
Attraverso il nostro incontro con altre persone, con noi stessi, con il mondo e con Dio andiamo scoprendo la nostra identità. La risposta alla domanda circa le nostre relazioni prioritarie -sia di comunione che di conflitto- ci rivela chi siamo. Queste relazioni che ci identificano, sono di una opzione, sono conseguenza di un esercizio lucido e amorevole della nostra libertà? Quali opzioni fondamentali sono alla base dei nostri incontri e scontri?
Dio ci chiama a stabilire relazioni nuove e trasformanti con chi ci sta intorno. Dio ha inscritto il suo progetto di pienezza di vita in comunione come desiderio profondo e intenso; ma le nostre storie personali e relazionali, le nostre debolezze e limiti possono deformarlo, nasconderlo o, anche, appagarlo. Il Vangelo già ci dice: «Dove si trova il tuo tesoro sta il tuo cuore». Qual è il tesoro che proteggiamo o desideriamo intensamente? Qual è l’anelito profondo che ci spinge a rischiare anche la vita?
I nostri sensi esteriori e interiori sono le porte che ci permettono di accedere alla realtà. Quello che vediamo e sentiamo; quello che vogliamo e gustiamo; quello che tocchiamo e abbracciamo, provoca in noi una gamma di sentimenti che ci toccano e che sono condizionati dalla nostra storia personale, dal nostro ambiente sociale, dai nostri mali teorici, e dalla nostra esperienza di Dio. Il nostro contesto ci bombarda, con la possibilità di suscitare emozioni molto diverse; dobbiamo essere lucidi con esse.
I sentimenti e le riflessioni che hanno la loro origine in Dio ci spingeranno ad abbracciare il suo progetto perché l’uomo viva. Ma per arrivare a questo è necessaria una volontà decisa. La selezione delle nostre percezioni significa scegliere e, scegliere, comporta il rinunciare. Ogni opzione, lo sappiamo, comporta rinuncia.