29 Settembre

Set 29, 2018 | Claret con te

«Ho visto che questa è un’epoca in cui l’egoismo ha fatto dimenticare i più sacri doveri che legano l’uomo al suo prossimo, ai suoi fratelli; perché tutti siamo figli di Dio, redenti dal sangue di Cristo e destinati al cielo».
Aut 358

ALTERNATIVA ALL’EGOISMO

Claret qui descrive la sua scelta personale di povertà nella sua epoca come missionario popolare in Catalogna. L’egoismo cui si riferisce è, pertanto, la ricerca della ricchezza, l’avidità sfrenata. Di fronte a questo degrado dell’essere umano che si rende schiavo delle cose invece di essere padrone di esse, egli presenta la sua libertà personale: era così libero che non aveva esigenze. Per questo non faceva uso del denaro, fino al punto di impaurirsi davanti alla possibilità di aver trovato una moneta nella sua borsa; quando apre una casa editrice o intraprende altre opere sociali, la sua povertà acquisterà un’altra caratteristica. La sua preoccupazione consisterà nell’imitare il Gesù del Vangelo alla lettera quando gli sarà possibile, e che nessuno interpretasse il suo lavoro apostolico come un mezzo per arricchirsi.
Nel descriverlo a distanza, però, inserisce una preoccupazione sociale.: la ricerca della ricchezza porta con sé frequentemente lo sfruttamento del prossimo. il famoso personaggio comico Mafalda chiede in una certa occasione a suo padre: «com’è possibile ammassare una fortuna, senza fare farina per gli altri». Senza dubbio, Claret sa qualcosa di questo. Egli conobbe, già nella sua infanzia e nella sua famiglia, l’industrializzazione incipiente … Durante i suoi anni a Cuba (1851-1857), conobbe da vicino la schiavitù e lo sfruttamento dei poveri, soprattutto dei negri da parte dei bianchi. Parlando degli europei che facevano affari nell’isola, scrisse di coloro che «non apprezzano altro Dio che l’interesse …» (EC I, p. 705).
Di fronte a tali abusi, Claret non si presenta come un sindacalista agitatore, ma come un credente pieno di carità: «Oh mio prossimo! Io ti amo io ti cerco … Come prova dell’amore che ti porto accetterò e soffrirò per te tutte le pene e le sofferenze, fino alla morte se è necessario» (Aut 448)

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