29 Novembre

Nov 29, 2018 | Claret con te

«Siccome andavo sempre a piedi, mi accompagnavo con viandanti e contadini, per parlare con loro di Dio e istruirli nella Religione; camminavamo così senza accorgerci del cammino, con comune consolazione»
Aut 461

OGNI MOMENTO È OPPORTUNO

Quando Claret fu nominato confessore reale, si sfogò così in una lettera a un amico: «Io! Confessore della Regina? … Lasciatemi da confessare i montanari e i sempliciotti, si troverà un altro per confessare le Regine» (EC I, p. 1.334s).
Claret rimase profondamente colpito dal famoso detto di Gesù: «lo Spirito del Signore è su di me, per questo mi ha consacrato, mi ha inviato per annunciare la Buona Novella ai poveri» (Lc 4,18). Lo meditò e lo scrisse ripetute volte, fissandosi non solo sull’invio e sul carattere consolatorio del messaggio, ma anche sui poveri come destinatari. Questa prassi di catechizzare la gente semplice, usata durante gli anni in Catalogna, la continuò anche quando era arcivescovo di Cuba (1851-1857): «Con l’aiuto del Signore, mi presi cura dei poveri. Tutti i lunedì dell’anno […] riunivo tutti i poveri della località in cui mi trovavo, e […] davo a ciascuno una peseta, ma prima insegnavo loro io stesso la dottrina cristiana […] Il Signore mi ha dato un amore sviscerato per i poveri» (Aut 562).
Il passaggio autobiografico che oggi meditiamo ci lascia, insieme a questo messaggio di amore per i poveri, l’invito ad approfittare di ogni situazione per evangelizzare. Qualche volta, nei suoi propositi degli esercizi spirituali, Claret formula quello di «non perdere un minuto di tempo». Tutto il suo tempo, lo dedicò all’evangelizzazione, di modo che, quando dovette rimanere per settimane in casa, a causa dell’attentato di Holguín (Cuba, 1856), si dedicò a concepire nuove forme di apostolato; fu allora che gli venne l’idea di fondare l’«Accademia di San Michele», organizzazione di secolari per l’evangelizzazione del mondo della cultura. La sua inquietudine si orientava verso i colti e gli ignoranti. Sempre fece onore al suo motto episcopale «l’amore di Cristo ci spinge»; lo prese da Paolo (2Cor 5,14), altro «folle» dell’evangelizzazione.

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