CHE LA VOCE NON SI SPENGA
Claret era consapevole che un sermone, anche se colpisce molto chi lo ascolta, pian piano svanisce; un libro, invece, rimane, è sempre a portata di mano di chi vuole usarlo. Fin dal principio della sua attività apostolica si preoccupò di mettere per iscritto (in fogli sciolti, volantini e libri) quello che predicava al popolo. Mise subito per iscritto le istruzioni che andava tenendo durante le missioni popolari o durante gli esercizi spirituali; sono i suoi noti opuscoli di «avvisi a …» (giovani, bambini, genitori, sacerdoti…). E, perché all’istruzione si accompagnasse la preghiera, venne stampato il celebre libro di preghiere Il Cammino Retto.
Ma non si fermò a questo. Pensando a una diffusione del pensiero religioso su grande scala, fondò, con altri due sacerdoti che avevano la stessa inquietudine, la «Libreria Religiosa» (1848), casa editrice e distributrice di opere formative ed economiche. D’altra parte, era anche consapevole del male che la stampa può fare. Come la verità e la bellezza, così la menzogna e la manipolazione delle idee rimangono sulla carta e vengono messe in biblioteca e nell’emeroteca. Claret, più che lottare contro i «libri cattivi», si preoccupa di scrivere e diffondere quello che può aiutare a crescere come esseri umani.
Oggi non è più molto di moda la stampa (come nel secolo XIX) o la radio e la televisione (come nel secolo XX), ma l’impatto con le moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione: Internet, reti sociali, piattaforme digitali, ecc. Queste tecnologie costituiscono -come disse Giovanni Paolo II- i «nuovi areopaghi» per la diffusione del Vangelo. Le motivazioni che caratterizzarono l’uso clarettiano dei mezzi di comunicazione sociale sono valide anche oggi: contenuti essenziali, stile semplice e immaginativo, brevità e atteggiamento positivo e che infonde speranza.