CON GLI OCCHI DELLA FEDE
Claret insegnò ai suoi missionari a obbedire ai superiori non solo quando impongono un comando ufficiale, ma anche a una semplice allusione. Questo ha dovuto fare lui con il Rev.mo P. Xifré, che non poteva propriamente «imporlo», ma «chiederlo», «insinuarlo». Il P. Claret scrisse la sua Autobiografia con ripugnanza; i santi sono soliti rifiutarsi di parlare di se stessi. Ma lo fece con diligenza. Anche quelli che conoscevano bene il Claret rimasero delusi dallo scritto («dice meno di quello che tace», assicurò un suo direttore spirituale), molto condizionato dalla modestia dell’autore, per quanti ci sentiamo eredi del suo spirito è una fonte ispiratrice inesauribile.
Nel redigere la sua Autobiografia, all’età di 54 anni, il P. Claret interpreta tutto il suo passato alla luce della fede, della grazia e della chiamata a lavorare per Dio e per i fratelli. Considera la propria vita ritornando alle proprie origini, specialmente alla prima chiamata ad evangelizzare. La voce del Signore continuava a spingerlo verso la missione!
Scrutando la sua vita da quest’ottica, si rende conto di come lo abbia modellato l’Eucaristia, la Parola di Dio, e le cure materne di Maria. E rende grazie al Signore per essersi servito di lui per fondare congregazioni religiose e associazioni laicali con il compito di evangelizzare, e per il suo carisma di scrittore, che lo spinse a pubblicare libretti e fogli volanti, e anche a fondare una casa editrice, perché la sua parola andasse oltre il pulpito.
Sente che Dio gli ha dato tenerezza compassionevole verso i poveri e gli emarginati (Aut 10), che è un aspetto di qualcosa di più completo: era posseduto dall’amore di Cristo, che lo spingeva ad evangelizzare senza risparmiare sforzi e rischi. Ardeva di carità e bruciava per dove passava (cf Aut 494): la sua Autobiografia è come un Libro di Fuoco.
Saresti disposto a prenderti un po’ di tempo per rivedere la tua vita alla luce della fede e ad esaminare la sua rotta attuale?