VIAGGIO NELLA PROFONDITÀ
Gli esercizi ignaziani sono un viaggio verso la verità più profonda di se stessi, un permanente esercizio di discernimento. Chi sono io e chi è Dio? Queste sono le domande centrali. Claret ebbe l’opportunità di praticare questo metodo durante la sua permanenza nel noviziato dei gesuiti a Roma, tra il 1839 e il 1840. In seguito usò questo metodo in molti degli esercizi che ha diretto per secolari, religiosi e sacerdoti. Riferendosi a questi ultimi, ci dice che la loro conversione è l’impresa più difficile. Può sembrare strano e anche scandaloso, ma è una in più delle contraddizioni della vita spirituale: chi guida gli altri a volte non si lascia guidare personalmente.
Oggi i mezzi di comunicazione sociale diffondono notizie di sacerdoti infedeli al proprio ministero. L’abuso sessuale ai minori (anche se non è stato il più frequente sia nei sacerdoti che nei secolari) è quello che più ha scandalizzato la Chiesa e la società. Ma ci sono anche molte altre infedeltà che esigono la conversione come requisito per la credibilità. Claret ci insegna non solo a credere che è possibile, ma ad aver fiducia che, coloro che hanno ricevuto il dono di configurarsi a Cristo pastore, quando riconoscono umilmente i propri limiti, sono trasformati dalla grazia e riscoprono la propria vocazione di evangelizzatori.
Pochi mezzi sono più efficaci per vivere un processo di guarigione che un’esperienza di esercizi ignaziani. In questo la Parola di Dio ci aiuta a riscoprirci come creature che trovano solo in Dio il proprio «principio e fondamento», a dare un nome al peccato che oscura questa relazione d’amore, a conoscere più profondamente Gesù Cristo per seguirlo, a chiedere il dono dell’amore, ecc..
Nel nostro mondo pieno di rumori, l‘esperienza degli esercizi spirituali aiuta tutti, non soltanto i sacerdoti, ad ascoltare la «musica silenziosa» di Dio nel silenzio del nostro cuore.