22 Marzo

Mar 22, 2018 | Claret con te

«Penserò che Dio mi stia guardando. Penserò che Dio mi stia parlando con ispirazioni e disposizioni… Io gli risponderò con giaculatorie. Io gli offrirò tutto quello che farò e tutto quello di cui mi priverò. Accetterò il calice della passione quando m’incontrerò con qualche pena o lavoro»
Propositi dell’anno 1859, in AEC p. 687

RAPPORTO PERMANENTE

Il Dio della Bibbia è il Dio vivo. Vive in rapporto con l’umanità, parla al suo popolo, gli rivela il suo nome, e cioè, il suo essere, e sente compassione per la sua sofferenza (Es 3,7). È lui che vuole vivere in dialogo con i suoi: «ascolta, Israele»; il Dio della tenerezza, che si chiama Padre e ha tratti di Madre («viscere»), il Dio che fissa il suo sguardo amoroso sul suo popolo, e questi gli chiede: «non mi nascondere il tuo volto» (Salmo 26,8).

Fin dall’infanzia, Antonio Claret era dotato di una grande capacità di interiorità, viveva in dialogo con Dio. Un primo (e decisivo) ascolto di Dio lo data all’età di cinque anni: dal pensiero dell’eternità passa a sentire la chiamata a «salvare anime» (Aut 9), come si diceva allora. La sua formazione, nella famiglia e nella scuola, gli insegnerà a cercare la strada che Dio gli prepara (Aut 26-28).

La formazione religiosa porta a prendere coscienza dello «sguardo» di Dio come attento accompagnamento «materiale» nel nostro camminare. Sguardo creatore, che ci rende più belli: «Ebbene, puoi guardarmi, poiché dopo che mi hai guardato, che grazia e bellezza hai lasciato in me» (San Giovanni della Croce). Sguardo «di comunione», che ci mette più in sintonia con Dio e con le sue indicazioni, con il suo progetto salvifico universale.

Se lo sguardo di Dio è d’amore e di provvidenza, come è possibile che il giusto si senta tante volte abbandonato? Perché tante violenze e tanto dolore nel mondo? Certamente non abbiamo -e nessuna ce l’ha- una spiegazione adeguata al problema del male, che sembra invitare a negare l’esistenza stessa di Dio. Ma il credente sa che niente viene emarginato dal progetto del Padre: Gesù sulla croce si lamenta per la sua apparente assenza, ma mette con fiducia lo spirito nelle sue mani (cf. Lc 23,46). Dio non smette mai di guardare e ascoltare quello che siamo. Importante è che noi non chiudiamo gli occhi a Lui.

  • Come sento io la compagnia del Padre e di Gesù nel mio cammino?
  • Dubito qualche volta che Dio «mi pensi»?
  • O sono io che a volte sono cieco alla sua presenza?

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