SOFFRIRE CON LUCIDITÀ
La fuga dalla sofferenza è istintiva; cerchiamo rimedi per qualsiasi dolore. Che cosa facciamo davanti a un’ingiusta sofferenza? A volte si è cercato l’analgesico più facile: «Lo vorrà Dio». Così possiamo degradare la fede rendendola oppio del popolo (K. Marx).
Oggi Claret ci indica una guida di comportamento per l’ingiusta sofferenza. Ci servirà? Essendo arcivescovo a Santiago di Cuba, subì molte pene; ma non si rassegnò: creò istituzioni indirizzate ad alleviarla. In età ormai avanzata fu lui stesso vittima di orribili persecuzioni. E insegnò a soffrirle con:
Silenzio. Certamente non c’è che rimanere silenziosi. Non è possibile mettersi in croce davanti al male. Prima di agire, però, sarebbe bene fare silenzio. Solo così eviteremo la reazione sbagliata, vendicativa, che aggraverebbe la situazione. Il silenzio aiuta a guardare alla propria dignità e anche a quella dell’aggressore, che continua ad averla. Gesù disse soltanto: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?» (Gv. 18,23).
Pazienza. Niente succede all’improvviso. E non tutto è facile da affrontare. Sarà necessaria serenità, lucidità, non perdere la testa. E agire con saggezza, con stile.
Preghiera. Tutto deve essere visto con gli occhi di Dio e dal suo piano globale. Lui non vuole la sofferenza, ma desidera che, quando appare, ritorni a nostro bene. Pregando vedremo Dio nei sofferenti, e agiremo con il pensiero rivolto a Lui.
Speranza. Ci acceca la tentazione della tristezza, della disperazione, del risentimento, o a volte l’analgesico della «cattiva» rassegnazione o del conformismo. La speranza ci porta ad agire diversamente, vedendo -come Santo Stefano- «i cieli aperti» e il trionfo finale del bene.
Che esperienza ho, propria o altrui, di sofferenza ingiusta? Come reagisco davanti ad essa? Mi «comandano» tali situazioni o sono signore di esse? Che cosa devo imparare?
Dammi Signore, la grazia di «agire con stile» in difesa dell’innocente.