IL PREZZO DELL’AMORE
Il profeta Isaia vede la presenza di Dio in mezzo al suo popolo attraverso l’Emanuele; per l’evangelista Matteo, in Gesù, si compie il «Dio-con-noi» (Mt 1,23), colui che ci accompagnerà sino alla fine del mondo (Mt 28,20). L’Eucaristia, presenza viva di Gesù, si deve comprendere a partire da qui: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19) è la sua chiamata che celebriamo con questa sua presenza in noi. Così la vive il Claret nella sua spiritualità fortemente eucaristica, che iniziò dall’infanzia e trovò il suo apice nella «grande grazia» della conservazione continua delle specie eucaristiche nel suo petto (Aut 694).
L’incontro umano in profondità conduce alla conoscenza mutua e all’amore. La presenza nell’amore è la più piena. L’Eucaristia è per noi presenza viva di Gesù soltanto se viviamo un rapporto d’intimità con lui attraverso la conoscenza e l’amore. Il P. Claret descriveva così la sua esperienza della fanciullezza: «Io da solo, me l’intendevo con il Signore. Con che fiducia, e con che fede e amore parlavo con il Signore, con il mio buon Padre» (Aut 40). E, già adulto, dirà che dalla presenza di Gesù Eucaristia doveva allontanarsi sempre «con violenza» (Aut 767).
Claret parla di «fervore» eucaristico; la parola significa etimologicamente «bollore»: qualcosa che ha relazione con calore, fuoco, passione, «effervescenza»… Sarà la conseguenza di aver sperimentato nell’Eucaristia questa presenza e consegna amorosa di Gesù; sarà il naturale riconoscimento di essersi donato e rimasto con noi. Le manifestazioni di questo fervore possono essere diverse: da quelle strettamente cultuali (la messa con la comunione, la visita di adorazione…) fino al bruciante esercizio di carità per i fratelli, riflesso dell’amore di Gesù.
- Com’è il nostro amore e la nostra riverenza verso il mistero eucaristico?
- Abbiamo esperienza di adorazione silenziosa davanti alla presenza eucaristica?
- Cosa predomina nella tua comunione, il silenzio contemplativo o il dialogo con il Signore presente in te?