VEDERE GESÙ NEL POVERO
Claret invita a mantenere vivi due atteggiamenti che devono essere inseparabili: un vita interiore, con fede rinnovata, con letture utili e devozioni che manifestano interiormente e esteriormente la fede che si professa e la speranza e la carità che da questa nascono; e, in secondo luogo, rinnovare la consapevolezza che nel fratello, e in particolare nel povero, è presente Dio (cf Mt 25,31-46).
Ai nostri giorni, molto più che nel tempo in cui visse Claret (secolo XIX), la Chiesa pone l’accento sulla riscoperta della Parola di Dio, sulla lettura e sul suo approfondimento nella lectio divina. Nella sua recente Esortazione Apostolica sulla Parola di Dio, Benedetto XVI, citando Origéne, rivolge questo invito al credente: «Impegnati nella lectio con l’intenzione di credere e di piacere a Dio. Se durante la lectio ti trovi davanti a una porta chiusa, bussa e te l’aprirà quel custode, del quale Gesù ha detto: “Il guardiano gliela aprirà”. Applicandoti così alla lectio divina, cerca con lealtà e fiducia incrollabile in Dio il senso delle Scritture divine» (DV 86).
Le altre devozioni di cui parla Claret (al Santissimo Sacramento, a Maria…) verranno come risposta ed espressione spontanea; sia secondo i modi da lui indicati, sia in altri modi più adatti talvolta alla situazione o al piacere di ciascuno. E, in secondo luogo, se ci sforziamo di conservare la coscienza della presenza di Cristo in ogni persona con cui ci incontriamo, non solo non troveremo difficoltà nell’ascoltarla o a fare per lei quello che possiamo, ma sperimenteremo anche quella frase del Signore: «C’è maggior gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35).
Vivo con profondità interiore la mia missione apostolica?
Mi sforzo di vedere il Signore in tutte le persone con le quali Lui mo mette a contatto, soprattutto nei più poveri e bisognosi?
Nella mia cultura spirituale, che posto ha la lettura della Bibbia?