OFFRIRSI CON CRISTO
Gesù istituì l’Eucaristia perché i suoi discepoli ricordassero la sua vita, morte e risurrezione come dono per gli altri. Nel dividere il pane e versare il vino, li interpretò come il fatto che il suo corpo si rompesse e il suo sangue si versasse per la salvezza dell’umanità. Mentre i vangeli sinottici presentano direttamente l’istituzione del sacramento, il Vangelo del discepolo prediletto offre una lezione sul servizio fraterno come stile di vita dell’Eucaristia.
Alla luce del sacrificio di Gesù, la prima comunità cristiana vedeva nel condividere i propri beni con i bisognosi come una celebrazione eucaristica fatta vita. In alcuni casi in cui mancò questo senso di condivisione con i poveri, San Paolo si mostrò energico con coloro che convertivano la celebrazione in mero compimento di un rituale di mangiare e bere (cf 1Cor 11,21),senza alcun impegno di fraternità. Per lui la Cena del Signore è il luogo in cui si vince l’egocentrismo e si opta per il sacrificio personale perché altri vivano.
Per il Claret l’Eucaristia è un’esperienza profonda di unione con Gesù e una chiamata a vivere per gli altri e, se è richiesto, morire per loro. Partecipando ad essa dobbiamo far nascere in noi gli stessi atteggiamenti di Gesù che si donò. Claret li fece suoi coltivando e potenziando il bene naturale di cui Dio lo aveva dotato: «… non posso vedere una disgrazia, una miseria che non la soccorra» (Aut 10). La sua vita eucaristica attualizzava questa sintonia con l’oblazione di Gesù; cercava di convertire la sua giornata in un prolungamento della celebrazione mattutina. Per questo si valeva delle visite a Gesù Eucaristia durante il giorno (si ricordi la sua devozione «alle quarantore»).
Come partecipi abitualmente all’Eucaristia?
Ti prendi il dovuto tempo per ringraziare e per ascoltare interiormente quello che Gesù ti insegna nel sacramento?