AMATA NELL’AMATO TRASFORMATA
Il testo che abbiamo appena letto è semplice, ma al tempo stesso ammirabile. Partendo dall’immagine della fucina, il Padre Claret parla una volta ancora dell’Eucaristia, sacramento del fuoco divino, che ha in sé il punto di concentrazione dell’amore di Dio all’umanità. La barra di ferro, posta nella fiamma della fucina, si sottopone a un processo di calore che produce un duplice cambiamento: in primo luogo, si converte in fuoco; e in secondo luogo, diventa malleabile, si lascia modellare.
Applicando questo alla comunione, il corpo di Cristo assume un’efficacia trasformante, divinizzatrice. Chi si comunica si converte in fuoco che è Gesù, in fiamma viva; chi riceve l’Eucaristia con frequenza e ben disposto rimane «deificato»; in qualche modo si converte in un essere divino che cammina con passi da gigante verso l’esperienza della totale divinizzazione.
Sarebbe formidabile che il credente mediocre comprendesse l’indicibile ricchezza che ha a sua disposizione e, accostandosi con passione a comunicarsi, sperimenterà «quanto è buono il Signore. Felice chi si accosta a Lui».
Il Padre Claret ha vissuto l’Eucaristia con grande passione, che lo portò a diventare «tabernacolo vivente» del sacramento. I suoi sentimenti al riguardo possono percepirsi in testi come quello che segue; leggilo e scopri la sua forza:
«Dopo la Messa passo mezz’ora tutto annichilito. Non chiedo altra cosa che non sia la sua santissima volontà. Vivo con la vita di Gesù Cristo. Egli, possedendo me, possiede un nulla; io in lui possiedo tutto. Io gli dico: O Signore, Voi siete il mio amore! Voi siete il mio onore, la mia speranza e il mio rifugio. Voi siete la mia gloria, il mio fine» (Aut 754).
Dio voglia che, l’ammirazione ci porti all’emulazione.