13 Ottobre

Ott 13, 2018 | Claret con te

«L’ignoranza in materia di Religione è oggi molto grande, quasi generale; e il peggio è che sono moltissimi coloro che si vantano di questo. Preferiscono le tenebre alla luce; di più cercano i vizi invece delle virtù, e allettati dalle delizie grossolane che hanno davanti agli occhi, non si rendono conto né vogliono farlo delle gocce del cielo che il Signore ha promesse e preparate se credono e agiscono come Lui desidera».
La ferrovia. Barcellona 1857, p.79

LA SEDUZIONE DEL MALE

Continua a cantare, anche senza il risultato di altri tempi. Neppure la sua vita sembra aver seguito molto i principi di giustizia e uguaglianza che una volta difendeva a gran voce, ma questa è la sua canzone: «Lasciami in pace, perché non mi voglio salvare, perché all’inferno non sto tanto male!». Le sue parole risuonavano -e risuonano- possenti.
Che cosa direbbe oggi il Claret, se già ai suoi tempi lo scandalizzava l’ignoranza in materia religiosa? Una ignoranza nella quale -come lui insinua- c’è molta irresponsabilità e determinazione. Ma è anche vero, e il Concilio Vaticano II lo ricordò espressamente e solennemente, che questa ignoranza e questa disaffezione hanno a che vedere pure con l’incoerenza e il cattivo esempio dei battezzati.
L’evoluzione di molte società ha permesso che ciascuno possa scegliere con chi compiere il cammino della vita. Arriviamo alla conclusione che ci sono compagnie che ci compagnie che ci superano. Altre, senza dubbio, ci affascinano profondamente. Ricordiamo però che Gesù ci ha invitato ad essere semplici come le colombe, ma qualche volta dimentichiamo che ci ha esortato pure a coltivare l’astuzia dei serpenti. Una frase detta da Claret nel secolo XIX risuona molto attuale nel secolo XXI: «Il sacerdote che lavora senza mansuetudine serve il diavolo e non Gesù Cristo […] Non poche volte il cattivo carattere, l’ira e la mancanza di mansuetudine si mascherano spesso di zelo» (Aut 376, 378). Qualcuno venne a dire più tardi: «La parola scritta con il sangue, non di colui che apprende ma di colui che insegna».
Questo si ferma qui. Aiutiamo le persone ad essere responsabili delle proprie azioni, ad assumere le conseguenze di dire si o no alla Parola di Dio e alla croce dei suoi fratelli; ma accettiamo anche la nostra fatica: verso Dio, un cuore di figlio; verso noi stessi, un cuore di giudice, verso il prossimo, un cuore di madre.
Quale reazione provoca in te la scelta di tante persone per l’in credenza, il disinteresse per il religioso? Che cosa presenti a coloro che non condividono la nostra fede?

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