CONFIGURAZIONE A CRISTO EVANGELIZZATORE
Gesù fu per Claret, soprattutto nella sua tappa di missionario popolare in Catalogna e Canarie, un modello da imitare anche nei suoi più piccoli dettagli. Ricordiamo un esempio: «Siccome giustamente tutte [le cose] le dobbiamo fare come le faceva Gesù Cristo, in ogni cosa mi dicevo e mi dico: come faceva questo Gesù? Con che cura, con che purezza e rettitudine d’intenzione! Come predicava! Come mangiava! Come riposava! Come trattava ogni genere di persone! Come pregava! E così in tutto; di modo che, con l’aiuto di Dio, proponevo di imitare in tutto Gesù Cristo, per poter dire, se non con le parole, almeno con le opere, come l’Apostolo: «Imitate me, come io imito Cristo» (Aut 387).
È certo che molti tratti dell’agire di Gesù sono propri dell’epoca e della situazione sociale e religiosa, e non devono imitarsi letteralmente. Ma fissarci in Lui ci porterà a intuire come deve essere il nostro di sviluppare il compito quotidiano. Come scriveva Claret nel suo libretto I sei Talenti della Preghiera: «Si deve condurre chi medita come chi impara a disegnare o a scrivere, dopo aver dato uno sguardo all’originale e poi lo copia sul foglio. Così darà uno sguardo all’originale, che è Gesù Cristo, e andrà imitando le sue virtù» (Il Collegiale, p. 137). Non si tratta di acquisire la stessa forma di Gesù, ma di lasciare che Lui dia a ciascuno la forma che Lui desidera; che ci configuri a Lui.
Aiutiamoci con alcuni semplici orientamenti che Claret stesso ci offre in forma molto pedagogica: «Come per la fotografia [iniziava ad estendersi in quel tempo], così l’immagine di Gesù si imprimerà nel mio cuore se l’avrò sempre presente. Come lo specchio ustorio, che sarà il mio cuore interiore e concavo, che, ricevendo il sole che è Gesù, convergerà i raggi nell’anima come in un fuoco, e così arderà del divino amore come un Serafino» (Propositi degli Esercizi Spirituali del 1866, in AEC, p. 714).