13 Agosto

Ago 13, 2018 | Claret con te

«Rendiamo grazie a Dio: già il Signore e la sua Santissima Madre si sono degnati di accettare le primizie dei martiri. Io desideravo tantissimo essere il primo martire della Congregazione, ma non ne ero degno, un altro mi ha preceduto. Rendo grazie al martire e santo Crusats e mi congratulo con il Signor Reixach per la fortuna che ha avuto di essere ferito e anche rendo mille grazie a tutti quelli della Congregazione».
Lettera al P. Xifré, 7 ottobre 1868, in EC II, p. 1.287-1.298

LA GLORIA DEL MARTIRIO

Dice il Signore: «… Chi perde la sua vita per me la troverà» (Mt 10,39; 16,25). Ogni discepolo di Cristo, pertanto, deve mettere in conto la possibilità del martirio e apprezzarlo grandemente. Di fatto la comunità di Gesù, fin dai suoi albori ad oggi, ha vissuto la realtà del martirio in non pochi dei suoi membri. Ed è da prevedere che nel futuro continuerà ad essere così. Basta pensare alla quantità di martiri che immolarono la propria vita per Cristo sotto il nazismo e il comunismo nel secolo scorso, e le difficoltà, compreso il martirio, nei nostri stessi giorni, per opera di regimi intolleranti o bande di persecutori fanatici.
Claret desiderava terminare i suoi giorni versando il suo sangue per Cristo. Dio non glielo ha concesso. Alla fine morì di malattia in esilio (che è già una specie di martirio); ma, durante la sua vita subì almeno una dozzina di attentati, e in uno di quelli, che ebbe luogo nella città di Holguín (Cuba), fu ferito gravemente e, pertanto, versò effettivamente il suo sangue per Cristo; nell’Autobiografia descrive con dettagli la gioia che tale esperienza gli procurò. Per questo Claret ebbe tanta invidia del P. Francesco Crusats, che nel 1868 morì martire a La Selva del Camp (Spagna).
Lungo la sua storia, la Congregazione clarettiana ha avuto centinaia di martiri; durante la guerra civile spagnola (1936-1939) fu l’istituto religioso con il maggior numero di martiri: 271; tra di essi, i Beati Martiri di Barbastro (51), la cui festa celebriamo oggi. Prima il Beato Andrés Solá, in Messico (anno 1927), e poi il P. Rhoel Gallardo nelle Filippine (anno 2000)…, senza contare quelli che hanno sofferto il carcere, torture, esilio … Un grande stimolo che deve sostenere la nostra fedeltà, quella di tutto il popolo cristiano.
«… Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni … corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento …» (Ebr 12,1-4; cf 11).

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