11 Agosto

Ago 11, 2018 | Claret con te

«… il mio degnissimo prelato D. Luciano Casadevall mi chiamò da parte e mi consegnò la lettera di Vostra Eccellenza e la nomina del signor Ministro per l’Arcivescovado di Cuba. Non può Vostra Eccellenza farsi un’idea della pena che provò il mio cuore per simile nomina; per due motivi, il primo perché non mi piacciono le dignità e non sono adatto per esse, e il secondo perché mi distrugge tutti i miei progetti apostolici …».
Lettera al Nunzio Apostolico, 12 agosto 1849; EC I, p. 304s

SEMPLICITA’ EVANGELICA

Il paragrafo è della lettera indirizzata da Claret al Nunzio dopo aver ricevuto, l’11 agosto 1849, la sua insperata nomina come Arcivescovo di Santiago di Cuba. È una bella testimonianza di tre qualità: semplicità, manifestata nell’avversione a svolgere compiti importanti o emergere con distinzioni e dignità; umiltà, nel riconoscere con semplicità che non è preparato per caricarsi di tale responsabilità; e disponibilità missionaria, poiché preferisce lavorare inviato da altri, compreso nella stessa Cuba, per qualche tempo, e con compagni.
Claret teme che tale nomina frustri i suoi progetti di missionario itinerante. In quel tempo, come oggi, molti sacerdoti o responsabili di pastorale desiderano «promozioni», a una parrocchia migliore, a una posizione più visibile, causando a volte divisioni in diocesi e parrocchie, invidie, manipolazioni … Con quanta frequenza, -forse più dei tempi passati-, si cerca il beneficio più che il servizio o «ufficio».
Quando un missionario o un agente di pastorale intende il suo compito come una posizione di potere, lascia di servire il popolo a cui è stato inviato, e, pertanto, anche Gesù che lo invia. È importante mantenere viva la consapevolezza di essere servitore che ha offerto tutta la sua vita come un sacrificio a favore del popolo di Dio. Chi lo riconosce così conserverà l’atteggiamento di servo umile.
Oggigiorno soltanto chi serve gli altri con spirito d’amore, umiltà e sacrificio sono degni di fiducia; solo loro si guadagnano i cuori della gente, e non chi accetta un’attività come autentica possibilità di esercitare il potere. L’itineranza, che Claret preferisce alla stabilità, è un altro mezzo per attirare la gente: è l’atteggiamento di chi va incontro all’altro, spende per lui il suo tempo, lo accoglie e accetta … una bella trasparenza degli atteggiamenti di Gesù! Claret ce la rende oggi presente in modo speciale.

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