LA FORZA PERSUASIVA DELLA GRATUITÀ
In una società commercialista come la nostra, la gratuità, più che un valore, è un atteggiamento sospetto. Quando tutto si compra e si vende, non si capisce che qualcuno possa offrire qualcosa gratuitamente … a meno che cerchi un altro tipo di compensazione nell’economia politica. E, senza dubbio, la logica dell’evangelizzazione si regge su un altro criterio: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8).
Le cose migliori della vita (la vita stessa, la libertà, la gioia, l’amicizia, la fede) non si possono comprare. Tutte le cose migliori le riceviamo «gratuitamente» (cioè, come grazia). Perché sia efficace dobbiamo donarlo allo stesso modo in cui l’abbiamo ricevuto: gratis. Claret comprese molto bene le parole di Gesù e cercò di applicarle al suo modo di evangelizzare; e, più concretamente, alla stampa e alla diffusione di libri. Soprattutto comprese che nella sua vita dovevano essere presenti gli orientamenti di Gesù, che insegnò che «c’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35) e che «essendo ricco si fece povero perché noi ci arricchissimo della sua povertà» (2Cor 8,9).
Claret si diminuì la paga di arcivescovo di Cuba perché i suoi sacerdoti fossero meglio retribuiti. In seguito, come Presidente dell’Escorial, realizzò un’amministrazione ammirabile e assegno una buona paga ai suoi collaboratori in quella grande impresa. Ma non assegnò niente a se stesso.
Probabilmente oggi sarà difficile applicare questo criterio di gratuità alla produzione di beni materiali, visto il tipo di società in cui viviamo. Ma è sempre applicabile a quei beni che sono di prima necessità per vivere: l’accettazione degli altri, la consegna, la bellezza, ecc. L’evangelizzatore di oggi dovrà essere in esperto su queste esperienze di grazia, che sono come oasi in mezzo al deserto della produttività. Non c’è niente di meno produttivo, ma più necessario, di un abbraccio o una parola si sostegno. E, alla fine, non c’è niente di più gratuito e più trasformante della fede.