FAME DI EVANGELIZZARE
Viviamo in un’epoca frenetica. È faticoso difendersi, sia per il molto lavoro, sia per cattive abitudini acquisite; l’attivismo, l’ansietà, il nervosismo… ci divorano. Quando in teoria troviamo tempo per fermarci, riflettere, pregare… forse siamo incapaci di questo. La verità è che, date le condizioni della vita moderna, perdiamo molto tempo nel passare da un posto all’altro, soprattutto nelle grandi città. Ma, a volte, più che il tempo materiale, ci manca il tempo psicologico; pensiamo a quello che stiamo per vedere in televisione, navigare su Internet, parlare con il telefonino senza motivo, ecc. Forse ci manca organizzazione, metodo… cerchiamo di dare il meglio di noi stessi, vivendo intensamente ogni momento della nostra vita.
Claret, per temperamento lavoratore infaticabile, innamorato di Cristo e totalmente dedito alla missione evangelizzatrici, visse un azzeccato equilibrio tra un ritmo di lavoro stupendo e un ampio spazio alla preghiera quotidiana che gli da’ senso. Quando accettò l’incarico di confessore reale, pose la condizione -tra le altre- che non gli si facesse perdere tempo, ma, confessata la Regina e impartita la catechesi all’Infanta, il resto della giornata rimanesse «per il suo sacro ministero». Gli fu concesso; ma la sua permanenza a Madrid gli dava l’impressione di essere rinchiuso «in una gabbia». Per questo i grandi viaggi estivi dei Re gli recavano un grande sollievo; in questi dava briglia sciolta alle sue ansie di evangelizzare. Nel viaggio verso Santander, di cui parla in questa lettera, tenne un’omelia durante la lunga attesa del treno in una delle stazioni: vedendo che c’era parecchia gente sul marciapiede, predicò loro dal finestrino!!!
Sarà utile, o meglio più necessario, esaminarci frequentemente e con sincerità su quello che facciamo o non facciamo con il nostro tempo, quanto ne approfittiamo e quanto ne perdiamo, quanto diamo alla preghiera, all’apostolato, al servizio della carità.